Lisistrata di Aristofane è passata alla storia come una commedia femminista scritta da un autore conservatore le cui battute, il cui ritmo e le cui allusioni sono di una modernità sorprendente. Le donne greche si coalizzano contro i propri uomini impegnati nella guerra del Peloponneso negando loro il sesso finché non si arriverà alla pace. La compagnia Quarta Parete (Lavori in corso…) che firma la regia ne propone una lettura irriverente indovinata e intelligente. Invece di guerre a noi lontane inventano un futuro per il nostro paese e preconizzano una guerra tra l'Italia divisa tra nord e sud. Divisione che permette di giocare con i dialetti caratterizzando in questo modo i vari personaggi. Altro colpo da maestro l'aver sostituto il coro (nella commedia inusualmente diviso in due semicori dove si contrappongono i vecchi e le vecchie) con una coppia romana dove lui è il classico boro e lei la donna classica del cliché, ma interpretata da un uomo (Marco de Bellis, in stato di grazia). Nonostante i doppi sensi, il dialetto, e la grana grossa della vicenda lo spettacolo non scade mai nella trivialità o nel banale mantenendosi sempre coerente invece alla lettura proposta di un classico del teatro greco. Gli attori poi sono tutti (e tutte) molto bravi (brave) e precisi e recitano senza sbavature contribuendo a non banalizzare una lettura che poteva tranquillamente finire in parodia.
L'approccio al testo è ludico, si è fatto uno spettacolo per far ridere e ci si è riusciti in pieno. Peccato che oltre all'intuizione geniale della guerra tra nord e sud che ha attualizzato magistralmente la commedia in uno splendido corrispettivo con la guerra del Peloponneso la drammaturgia non abbia osato di più e non ne abbia approfittato per criticare l'Italia contemporanea. Quell'intuizione iniziale non ha altri seguiti esegetici lasciando al testo di Aristofane di emergere in tutta la sua modernità, senza nessuna ulteriore allusione al presente rispettando in pieno il testo originale divertendosi con le sperequazioni tra i sessi senza metterle davvero in discussione, proprio come fece Aristofane.