Lirica
L’ISOLA DISABITATA

“L'isola disabitata”: una deliziosa pastorale di Haydn apre la stagione del Teatro Alighieri di Ravenna

L'isola disabitata
L'isola disabitata © Luca Concas

Bell'atto di coraggio, aprire la stagione lirica del Teatro Alighieri di Ravenna con un piccolo lavoro di F. J. Haydn pochissimo frequentato, L'isola disabitata. Operina da camera – azione per musica, nella definizione del librettista Metastasio – con quattro soli personaggi e senza coro, scritta in origine per la corte spagnola, e musicata da Giuseppe Bonno; ed in seguito ripresa da Jommelli e Traetta. 

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Le sue contenute dimensioni spinsero Haydn a sceglierla per la nobile famiglia Esterházy, mettendola in scena ai primi di dicembre 1779 nel piccolo Marionettentheater del Castello di Eisenstadt. Ma quanto il melodramma fosse un genere alla fin dei conti alieno dal suo temperamento di compositore, lo conferma questa pur validissima produzione.

Due coppie in un'isola (quasi) disabitata

La trama è essenziale, e si svolge in tempo reale: Costanza e Silvia, sorelle, sono convinte d'essere state abbandonate in un'isola deserta da Gernando, sposo di Costanza. Passano gli anni; in realtà, Gernando era stato rapito e fatto prigioniero dai pirati; liberato dall'amico Enrico, ritorna con lui nell'isola per ricercare le due donne. Una scritta sulla pietra gli fa credere che Costanza sia morta, ma poi arriva il ricongiungimento; e Silvia ed Enrico, da canto loro, s'innamorano l'una dell'altro. 


Lo schema prevede una brillante Sinfonia dal pretto sapore Sturm und Drang, ed alla fine un elaborato, imponente quartetto conclusivo. Nel mezzo, sei arie e un'arietta a quattro raccordate da lunghi recitativi accompagnati che tradiscono la volontà di Haydn di emulare la riforma gluckiana (Orfeo ed Euridice era stata da lui diretta ad Esterháza tre anni prima) senza però raggiungerne gli altissimi esiti drammatici.

Questo perché i suoi recitativi appaiono compassati - ed un tantino prolissi, di giunta - mancando in essi la scintilla creatrice di Gluck. Più convincente l'espressività raggiunta dai momenti di espansione lirica - anch'essi di ascendenza gluckiana, e quindi alieni da vuoti virtuosismi - ognuno in grado di ben raffigurare i sentimenti dei singoli personaggi.

Regista e direttore giocano entrambi 'in casa'

Due i giovani artisti ravennati al lavoro, regista e direttore. La messa in scena curata da Luigi De Angelis - sue regia, scene, luci e video, con la collaborazione di Chiara Lagani alla drammaturgia ed ai costumi - è di estrema austerità: un fondale con videoproiezioni di vario genere - sopra tutto marine, ovvio, l'isola è quella di Marettimo – quinte leggere, un divano o una roccia in scena. 

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Unica bizzarria, gli abiti pieni di lustrini di Costanza e Silvia, ed i loro enormi zatteroni. Mises più da discoteca, che da misere naufraghe; in contrasto, Gernando ed Enrico vestono solo grigie cerate da marinai. Lo spettacolo nondimeno funziona assai bene, procedendo senza sbandamenti anche per l'efficace recitazione dei solisti, voci oltre tutto perfettamente consone allo spirito dell'operina. 

Sono il mezzosoprano Giuseppina Bridelli, tormentata e liricissima Costanza; il soprano Anna Maria Sarra, una tenera, graziosa Silvia, che però non supera del tutto indenne l'impegnativa aria Come il vapor s'ascende; il tenore Krystian Adam, uno strabiliante, cristallino Gernando; ed il baritono Christian Senn, Enrico espressivo e ricco di chiaroscuri.

Una formazione barocca ed una direzione di alto livello

Il complesso orchestrale – stilisticamente informato, ben nutrito, formalmente impeccabile – è il Dolce Concento Ensemble, con Jacopo Raffaele al fortepiano. Vede sul podio il suo ideatore e direttore, Nicola Valentini, che porge una concertazione di straordinario livello, con uno strumentale ora nitido e trasparente, come velo di seta, ora corposo ed esaltante come un velluto. 

Accade nella Sinfonia, accade nel veemente quartetto finale Son contenta appieno, con i solisti disposti in platea, dove è l'orchestra a fiammeggiare di suoni, con ben quattro strumenti concertanti: violino, violoncello, flauto e fagotto. Ed è qui che il genio musicale di Haydn emerge in pieno, e brilla di luce propria.

Questa nuova produzione - disponibile on line sul sito regionale Opera Streaming - vede associati il Teatro Alighieri di Ravenna e l'Opéra de Dijon, in collaborazione con Fanny & Alexander.

Visto il 23-10-2021
al Alighieri di Ravenna (RA)