Lirica
L'ITALIA DEL DESTINO

REAL-ITALY

REAL-ITALY

Per celebrare i 150 anni di unità d’Italia, il Maggio Musicale, che ha il merito di proporre con continuità prime assolute, stimolando il pubblico alla consuetudine con il repertorio contemporaneo, ha commissionato a Luca Mosca, compositore veneziano particolarmente attivo nel  teatro musicale, una nuova opera da presentare in occasione del Festival.
“L’Italia del destino” riecheggia nel titolo  il capolavoro verdiano, ma più che guardare al melodramma ottocentesco propone una riflessione sulle sorti dell’Italia odierna e sul suo tragico destino di dis-unità e impoverimento morale e culturale. Trattandosi di opera contemporanea, risulta naturale che librettista e compositore abbiano preso spunto dall’attualità e da un genere televisivo imperante quanto rappresentativo del nostro paese: il reality.

Assistiamo dunque in diretta all’ultima puntata di uno show televisivo di successo che decreterà il vincitore fra sette finalisti che secondo meccanismi  ben noti  si scanneranno in una “casa” ricostruita in studio in una spietata caccia al voto fra sfoghi nel “confessionale” , autopromozioni e inutile baruffe di fronte a un pubblico per una volta vero, ma armato di occhiali 3D e telecomandi punitivi fittizi.
Un presentatore deus ex –machina, platinato e transessuale dai tacchi fetish e tette appuntite, guida il gioco, propone quiz, stimola i concorrenti ad alzare l’audience con atteggiamenti scabrosi e fra una scena e l’altra lancia stacchi  pubblicitari o legge le notizie di un telegiornale focalizzato su quanto avviene nella casa.
I sette concorrenti, senza nome in quanto privi di una individualità precisa,  sono  le maschere di una moderna commedia dell’arte televisiva: la cameriera stuprata, la stilista lesbica, la bomba del sesso, la diva snob, il cantante gay, il palestrato ottuso, il creativo furbo, ed offrono una parodia amara quanto veritiera  dell’Italia di oggi, qualunquista e divisa, razzista e omofoba, ignorante e vuota.
Nel finale l’opera prende il sopravvento sulla logica televisiva e il reality rimane senza vincitori: vengono infatti eliminati  tutti  ed  il colpo di pistola sparato dal presentatore in direzione del pubblico è un atto d’accusa.

La messinscena di Davide Livermore (che oltre ad avere curato scena e regia si cimenta anche nel canto) ricrea con efficacia la casa su di una piattaforma girevole  e vediamo il living optical a scacchi bianchi e nero con il divano rosso messo in verticale per ricreare l’illusione della ripresa dall’alto (stile grande fratello), la piscina  plasticosa dove sguazzano i concorrenti fra  palline trasparenti, il letto a cuore di raso fucsia appeso alla parete per le scene hard, ed infine il luogo cult, il confessionale trapuntato di rosso,  sormontato da una zona WC a vista dove le intime confessioni si mischiano alla carta igienica.
Se pur realizzato con mezzi e linguaggi  lontani da quelli televisivi, è forte il senso di déjà-vu  ed il limite dello spettacolo è nella scelta di un genere e di un effetto trash di cui siamo decisamente saturi con il rischio della noia e della ripetizione.

Il pubblico ride per il libretto ironico e pungente  di Gianluigi Melega  e l’invenzione musicale di Luca Mosca mantiene veloce  il ritmo narrativo con una scrittura fantasiosa e scoppiettante  in perfetto contrappunto con la situazione scenica. Il percorso musicale si snoda con leggerezza, l’orchestrazione è trasparente e grande rilievo è dato alle voci, impegnate in ardui concertati o virtuosismi neobarocchi che si riallacciano alla nostra  migliore tradizione. Inoltre, come nel passato, il compositore ha effettivamente modellato  i ruoli sulle caratteristiche vocali dei singoli interpreti, tutti bravissimi nel reggere il vorticoso gioco musicale e scenico.

Davide Livermore, per una volta anche cantante, sembra divertirsi nell’interpretare l’artista senza qualità, gay e raccomandato, che si atteggia ad Elvis per mosse e paillettes. Roberto Abbondanza sfodera la solita classe vocale nei panni del creativo opportunista, non a caso l’ultimo ad essere eliminato. Cristina Zavalloni  dona  voce piena e fisico scolpito alla sexy Sexilia. Ad  Alda Caiello, la Stilista,  è riservata un’aria di vendetta da perfetta virago, mentre la Cameriera di Daniela Bruera sfoggia colorature furenti e controllate.
Sara Mingardo è un’autentica Diva per stile e vocalità impeccabile, Chris Ziegler è un palestrato inerte e patetico. Sax Nicosia,  in versione platinette o calva, è  il  cinico presentatore, boia sadomaso all’occorrenza, al servizio dell’audience.

La  puntuale direzione di Marco Angius si adatta come un guanto alla mutevolezza dell’invenzione ritmica e contrappunta  con leggerezza la baruffa mediatica,  affermando la “superiorità” della musica sulla vuota logica del format.

Ottima la reazione del pubblico in sala, particolarmente divertito e partecipe, che ha tributato calorosi applausi a tutti gli interpreti ed artefici dello spettacolo.

Visto il
al Goldoni di Firenze (FI)