Lirica
L'ITALIANA IN ALGERI

Italiana a colori

Italiana a colori
Firenze, teatro Comunale, “L'italiana in Algeri” di Gioachino Rossini ITALIANA A COLORI Stendhal ha definito l'Italiana in Algeri “la migliore opera buffa”, non esagerando quanto a modernità di situazioni e ricchezza di soluzioni musicali. In questi anni recenti se ne sono viste tante, dalla sovrabbondante di Dario Fo (Pesaro e Bologna) alla essenziale di Toni Servillo (Aix en Provence), dall'estetismo di Pizzi (Trieste) alla low cost (ma perfetta) di Borrelli (Torino) da quella quasi in forma di concerto di Napoli a quella storica di Ponnelle. A Firenze c'era particolare attesa per la regia di Joan Font di Els Comediants, gruppo catalano di successo mondiale. L'impressione è che i Comediants siano all'opposto degli altri catalani, quelli della Fura dels Baus, passati a Firenze con un Ring wagneriano epocale. Tanto i Fureri sono ipertecnologici e guardano al futuro, tanto i Comedianti sono tradizionali e guardano al passato. Questa Italiana sembra un prodotto della commedia dell'arte, con i cambi scena a vista eseguiti da mimi e le soluzioni del teatro tradizionale: le onde fatte con la stoffa tesa ai due capi del palco, gli ambienti creati dai panni stesi, il mare di carta argentata sullo sfondo. Tutto molto semplice, volutamente, e al tempo stesso molto efficace, benchè si abbia l'impressione che lo spettacolo stenti a decollare. Non ci sono particolari sorprese né trovate originali, se non il momento del Kaimakan, quando Taddeo diventa un grande pupazzo con gambe e braccia enormi e mosse dai figuranti. L'approccio registico è fantastico e l'azione si svolge in un tempo imprecisato, evidenziandone così il carattere affabulatorio. Il divertimento (pacato) si accende di colori allegri e chiassosi: la messa in scena è dominata dagli enormi turbanti che tutti sfoggiano in scena abbinati agli abiti turcheschi, a cui si contrappone nettamente l'abito bianco con crinolina di una bamboleggiante Isabella, che poi nel secondo atto si adegua ai costumi locali con pantaloni fucsia a palloncino. Azzeccate le luci, che contribuiscono a creare atmosfera, in particolare nel primo atto, quando escono da aperture polilobate. Scene e costumi sono di Joan Guillén (efficaci i bastoni “piumati”), luci di Albert Faura, coreografia di Xevi Dorca. Enrique Mazzola dirige l'orchestra del Maggio con tempi personalissimi. L'inizio dell'ouverture è lentissimo, poi, a sottolineare maggiormente il crescendo, accelera (e questo è efficace); ma è parso porre poca attenzione ai passaggi e al sostegno al canto. Il suono è comunque cesellato e l'orchestra dà una buona prova. Nel ruolo del titolo è straordinaria Daniela Barcellona; la voce è splendida per colore ed estensione, i registri sono solidi e sicuri e il grave, in particolare, dà sempre un brivido per l'ampiezza e la luminosità delle note; in più si aggiunga che la cantante è anche sexy in un casto ed ironico strip in controluce dietro un telo di stoffa. Il soprano è interprete di riferimento per il ruolo e per le partiture rossiniane in generale: la varietà di accenti, il colore emozionante della voce, la corretta intonazione, lo stile di canto proprio e raffinato, la pongono al vertice. Ottimo anche il Taddeo di Bruno de Simone, che ha tutte le caratteristiche del buffo ma misurate ed eleganti, con in più la piacevolezza di un canto perfetto e curato. Non sfigura accanto a loro il Mustafà di Simone Alaimo, basso di esperienza e con voce adatta e bene usata, sempre accompagnato da tre scagnozze in occhiali neri e auricolare e da un enorme cane (interpretato da un ottimo mimo). John Osborn è un Lindoro con tutte le note a posto e un velo di brunitura che, nella prima aria “Languir per una bella”, è particolarmente struggente; tuttavia al tenore manca qualsiasi sentimento, per cui trasmette poche emozioni. Buone prestazioni quelle di Patrizia Cigna (Elvira) e Vincenzo Taormina (Haly); con loro Katarina Nicolic' (Zulma). Coro ben preparato da Piero Monti. Pubblico divertito e plaudente, sia durante la recita che alla fine; particolari acclamazioni per Daniela Barcellona. Visto a Firenze, teatro Comunale, il 24 gennaio 2010 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Maggio Musicale Fiorentino di Firenze (FI)