Prosa
LO ZOO DI VETRO

Cirillo rilegge Tennessee Williams

Cirillo rilegge Tennessee Williams

"E ora che avrei mille cose da fare sento i miei sogni sparire..."

Arturo Cirillo, artista stabiese prolifico di buona arte e spettacoli azzeccati, per questo suo nuovo incontro con Tennessee Williams (ricordiamo -ma senza troppo rimpianto- il recente «La gatta sul tetto che scotta»)  sceglie di cancellare l'originaria ambientazione negli Stati Uniti degli anni Quaranta  per un adesso senza riferimenti storici che mette a fuoco quello che conta, l'umanità dei personaggi e il loro nodo esistenziale. La vicenda è nota: casa Wingfield e chi la abita, un piccolo mondo gravido di speranze soppresse e venato dalla costante fatica di vivere. Un luogo dove fotografie appese ricordano memorie fatte di rimpianti e sogni sopiti ma mai davvero accantonati. All'interno dell'allestimento di Dario Gessati, dove i personaggi fuggono i riflettori come  la vita e  si emarginano ai bordi della scena piuttosto che allontanarsene, si evidenzia il dramma di quattro esistenze in fuga dal presente, ognuna a suo modo. Sempre, però senza battere i piedi, cambiare le cose perché l'azione reale non si limita che al rifugiarsi in un mondo immaginario scolpito su misura. C'è Tom (Arturo Cirillo) il figlio-narratore che si rifugia ogni notte in un mondo di cinema ed alcol; Laura (Monica Piseddu) sua sorella, donna fragilissima che trova senso nell’accudire una collezione di animaletti miniaturizzati in vetro e poi Amanda (Milvia Marigliano) motore di ogni patologie ma anche vittima  di un  abbandono e, soprattutto, di sé stessa. La flebile possibilità di ingentilire il futuro arrivata insieme a Tom (Edoardo Ribatto), giovinotto bello ma impegnato è destinata ben presto a tramutarsi nell'ennesima cocente delusione.
Una storia come ce ne sono tante tratta dal capolavoro di Williams e resa vera e viva dalla scena. Questo è grande teatro interpretato con mirabile disinvoltura da attori capaci di farci poi balenare -e con splendida capacità- non tanto la tragedia  di una famiglia d'altri tempi ma un cammeo sanguinante dei nostri giorni cullati dalle canzonette di Luigi Tenco.

Visto il 10-04-2015
al Menotti di Milano (MI)