Lirica
L'OCCASIONE FA IL LADRO

TUTTO IN UNA VALIGIA

TUTTO IN UNA VALIGIA

La stagione lirica 2011 – 12 del teatro Municipale di Reggio Emilia apre con la burletta per musica in un atto di Gioachino Rossini L’occasione fa il ladro, ossia il cambio della Valigia, su libretto di Luigi Prividali. L’allestimento è una coproduzione tra i teatri di Reggio Emilia, Treviso e Ravenna, in collaborazione con il teatro alla Scala e l’Accademia della Scala e riprende una produzione del Rossini Opera Festival del 1987, ultimo capolavoro del regista e scenografo Jean Pierre Ponnelle, che morì pochi mesi dopo la prima dell’opera. A oltre vent'anni dalla prima assoluta lo spettacolo, ripreso da Sonja Frisell, non mostra una sola ruga, anzi si mostra come un allestimento alquanto giovane e frizzante, piacevole e divertente. L’occasione fa il ladro, farsa scritta in soli undici giorni dal pesarese, andò in scena a Venezia nel 1812 e coniuga divertimento e vitalità attraverso colpi di scena: i protagonisti della vicenda si scambiano reciprocamente identità innescando una serie di equivoci che inevitabilmente si ricompongono per assicurare il lieto fine.

L’opera riserva un’ora e mezza (senza intervallo) di ottima musica frizzante e gradevole, in cui si possono intravvedere già diverse anticipazioni delle future opere rossiniane. L’allestimento di Ponnelle, elegante e raffinato, ambientato nei primi anni dell’ottocento, è di una freschezza epocale. Da una valigia tutto sorga magicamente (il sottotitolo è appunto lo scambio della valigia), scene, attrezzeria, perfino i cantanti sotto la direzione del servo Martino, che dello scambio fatidico sarebbe involontario artefice e qui sviluppa il suo ruolo d’inconsapevole deus ex machina, talvolta come spettatore onnisciente, talaltra come autentico, cosciente, demiurgo. L’incanto delle scene dipinte, della cantinelle scenografiche a vista (il teatro nel teatro), dei cieli, dei tiri e della graticcia, dei movimenti in quinta, l’incanto delle luci di Marco Filibeck, la delicatezza delle tinte pastello, lo splendore dei costumi (sempre di Ponnelle) evocano una sorta di fiaba carica d’ironia, eleganza, gusto per il gioco teatrale nella sua più pura essenza. Il risultato è uno spettacolo superlativo, come sempre quando si parla di Ponnelle, tanto da risultare un classico che non ci si stancherebbe mai di rivedere. I personaggi vengono caratterizzati in modo unico, con una comicità mai volgare, mai calcata, ma sempre esuberante e raffinata, un tuffo nell’eleganza degli spettacoli di altri tempi che trasuda di elementi solidamente unici.

Il cast vocale era composto dalle migliori voci dell’Accademia del teatro alla Scala; voci giovani, non prive d’interesse, piuttosto omogenee, che, nonostante il buon risultato globale, necessitano un perfezionamento che senz’altro verrà con la carriera. Non si deve dimenticare che questi giovani cantanti sono appena usciti dall’Accademia che li ha formati.
La voce migliore della serata si è rivelata il soprano sudafricano Pretty Yende, nel ruolo di Beatrice: la voce è di bel colore rivela una buona sonorità del registro centrale e la bellezza delle note tenute, ottima coloratura e acuti puliti, squillanti e agili; discreta la dizione e il fraseggio; ha ricevuto diverse volte il plauso entusiasta del pubblico reggiano anche a scena aperta. Il baritono Filippo Polinelli, nel ruolo di Don Parmenione, è stato credibile e ha rivelato, oltre una buona e ironica presenza scenica, una voce calda, sicura, sempre posata e regolare. Il tenore Leonardo Cortellazzi, nel Conte Alberto, dimostra una buona e interessante voce, sempre corretta, però ci sembra più adatta a ruoli lirici che non belcantistici. Il Martino del buffo Davide Pelissero si è rivelato a proprio agio nel ruolo; voce non eccezionale, ma che ha dato il meglio di sé. Brava il mezzosoprano Valeria Tornatore in Ernestina, valida e con voce chiara e sicura. Con loro il tenore Fabrizio Mercurio in Don Eusebio.

Il maestro Daniele Rustioni era alla guida dell’orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala. La sua direzione è stata controllata ma troppo bloccata, ne è risultato un Rossini privo del giusto brio e di colore suggestivo.

Purtroppo è stata un’apertura della stagione lirica un poco sottotono, priva di mondanità, di colore e di entusiasmo. Il teatro aveva molti posti vuoti per questa serata, mancavano autorità, un vuoto che si notava. Il pubblico in sala, dopo un inizio decisamente freddo e distaccato si è lasciato coinvolgere dalla freschezza della musica rossiniana e da questa produzione, applaudendo calorosamente i cantanti.

Visto il
al Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia (RE)