Lontani i tempi di Orson Welles, dimenticando anche il seppia della pellicola, quello che si mostra all'apertura del sipario è uno scenario inquietante, che lascia presagire non solamente il dramma della gelosia di cui tutti siamo a conoscenza, la lancia qualche avvisaglia anche su quanto andremo a vedere. L'atmosfera cupa, quattro personaggi con maschere funeree, non identificano solo la tragedia del drammaturgo inglese, ma calano ombre sulla messa in scena dell'opera.
A partire dalla scenografia, scarna e spettrale. Fin qui potrebbe anche andar bene. Ma la scelta è caduta anche su un pavimento inclinato per il quale si aveva l'impressione che gli attori stessero su un tetto un procinto di cadere da un momento all'altro. E potrebbe andar bene anche questo, potrebbe affermare qualcuno, per far capire l'equilibrio fragile che pregna la storia. Purtroppo l'andatura caudicante degli artisti non ha giovato alla rappresentazione.
Otello è un personaggio con il quale ogni attore si vuole confrontare almeno una volta sulla sua carriera. Ma Sebastiano lo Monaco non ha vestito i suoi panni, piuttosto sembrava una caricatura di Vittorio Gassman. Il suo non era un Otello consumato da gelosia, dubbi ed incertezze, e più che inebriato dall'amore di Desdemona sembrava avvinto dall'ebbrezza dell'alcool, tanto era compromessa la sua dizione. Ovviamente non è stato aiutato da un pavimento scomodo che lo deambulava a mo di ubriaco.
Aggiungo anche che ho trovato una Desdemona impacciata ed uno Iago che mi ricordava molto il Gollum de "Il Signore degli Anelli".
L'unica interpretazione fedele è stata quella del Luogotenente Cassio, ma ovviamente non è sufficiente.
Orson Welles e di William Shakespeare piangono copiosamente dall'Aldilà.
Roma, Teatro Quirino
dal 28 ottobre al 16 novembre 2008
Replica del 5 Novembre 2008
Visto il
al
Tordinona - Sala Pirandello
di Roma
(RM)