Prosa
L'OPERA DA TRE SOLDI

La prima Opera da tre soldi a Ravenna

La prima Opera da tre soldi a Ravenna

Insolito titolo nel cartellone della stagione lirica del teatro Alighieri e rappresentato per la prima volta a Ravenna è L’opera da tre soldi, capolavoro del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht, con musiche di Kurt Weil. Una coproduzione tra teatro Stabile di Napoli, Napoli Teatro Festival Italia e in collaborazione con il teatro di San Carlo, che vede in scena grandi nomi della prosa e della musica contemporanea. Infatti L’opera da tre soldi è un insieme di recitazione e canto, proprio come la Beggar's Opera di John Gay, di cui Brecht ne fa una rielaborazione contemporanea, ricalcando parodisticamente il cabaret e il jazz. Come nell’opera di Gay, che precede Brecht di duecento anni, l’autore mette in scena una satira socio politica, mettendo alla berlina la ricca borghesia tedesca del primo dopoguerra (venne infatti rappresentata per la prima volta a Berlino nel 1928), cinica nei suoi affari e nei suoi intrighi ambientandola nel mondo della malavita e dei mendicanti londinesi. L’opera vede come protagonista Macheath un noto criminale, che sposa Polly. Il padre di Polly, che controlla tutti i mendicanti di Londra, contrariato dall'avvenimento, tenta di far arrestare e impiccare Macheath. La vicenda si complica perché il capo della polizia, Tiger Brown, è un amico di gioventù di Macheath. Alla fine Peachum riesce a farlo condannare all'impiccagione, ma poco prima dell'esecuzione, Brecht fa apparire un messaggero a cavallo da parte della Regina che grazia Macheath e gli conferisce il titolo di baronetto, nella parodia di un lieto fine.
Kurt Weil assicura al melodramma di Brecht 21 numeri musicali, di cui il pezzo di apertura e chiusura, Die Moritat von Mackie Messer, è la più famosa dell'intera opera, essendo divenuta, nella sua traduzione inglese, un classico del jazz e della musica colta contemporanea.

Lo spettacolo vede la regia di Luca De Fusco. Napoletano, il regista trasporta la vicenda dalla Londra vittoriana in una Napoli dalla dimensione atemporale, accentuata anche dai bei costumi di Giuseppe Crisolini Malatesta, che nelle più svariate gradazioni del bianco e del nero evocano il fascino del cinema anni '50. Nella sua regia, De Fusco, evidenzia soprattutto i momenti spettacolari e di grande effetto, uno per tutti l’utilizzo della bella scenografia di Fabrizio Plessi, che riproduce la facciata dell’Albergo dei Poveri di Napoli, con le prostitute incasellate nelle singole finestre incorniciate dalle lampadine. Le scene di Plessi, tra i più grandi videoartisti italiani, trovano il loro punto di forza in una serie di televisori, con le immagini di Napoli in bianco e nero, a raccontare la città tanto nello sfacelo del secondo dopoguerra quanto nella sua evoluzione di metropoli postmoderna. Lo spettacolo si trasforma così in un imponente musical, piuttosto che uno strumento di denuncia politica, rendendolo agile e piacevole, riuscito nei suoi particolari sia comici che drammatici, perdendo una certa rigidità tedesca a favore di una passionalità partenopea più vicina al nostro sentire.

Lo spettacolo è andato in scena in lingua italiana nella traduzione curata da Paola Capriolo, frutto di un fitto e affascinante confronto con il regista e con gli attori e con la collaborazione di Marco Porzio per i testi cantati, consapevoli dell’enorme potenziale espressivo dell’Opera da tre soldi, non semplice parola, ma parola incarnata, infatti è risultata una traduzione efficace e attinente, non solo al genere dell’opera, ma anche al temperamento dei vari personaggi.

Il cast di ventiquattro attori era composto, inoltre, da un nutrito gruppo di interpreti che sia nel canto che nella recitazione hanno dimostrato ottime capacità. Protagonista, nel ruolo di Macheath, Massimo Ranieri ha messo in campo le sue straordinarie doti di artista completo affiancate a una grande esperienza di cantante e a una lunga e intesa attività di attore. Nel corso delle tre ore dello spettacolo, ha offerto al pubblico un’ulteriore prova del suo talento, mettendo in rassegna, senza soluzione di continuità, tutte le sue doti di interprete, cantante, ballerino, acrobata e mattatore: nel suo debutto nel ruolo di Macheat ha dimostrato di essere sempre pronto a mettersi in gioco con nuovi personaggi e in ruoli trai più complessi.
Gaia Aprea, è stata un’ottima Polly, trasmettendo un forte fascino ora leggero ora intimo, imprimendo al personaggio i tratti dell’audacia dettati dalla passione. Brava recitazione e brava nel canto, utilizzando alla meglio le sue ottime doti interpretative e canore, trovandosi a suo agio con la non facile musica di Weil.
Lina Sastri è stata un’intensa Jenny delle Spelonche, un piccolo ruolo che l’attrice partenopea ha reso con passione, tra canzoni e brani recitati, con sapiente equilibrio di tenerezza e inquietudine, conquistando la scena a ogni passaggio.
Fra gli altri protagonisti Ugo Maria Morosi per il ruolo di Peachum, ottima interpretazione, anche se il ruolo, forse, non gli era congeniale. Bravo il Paolo Serra in Tiger Brown. A questi si aggiungono molti attori di scuola napoletana, da Margherita Di Rauso (in un’ottima caratterizzazione della signora Peachum, abile nel canto e nella recitazione) a Leandro Amato in Matthias a Angela De Matteo, ottima cantante nel ruolo di Lucy Brown, senza dubbio una delle migliori voci della serata.

La musica di Kurt Weill, dalle atmosfere fumose dei cabaret della Repubblica di Weimar ai ritmi jazz d’Oltroceano, è stata mirabilmente interpretata dall’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta con abilità dal maestro Francesco Lanzillotta.

Un teatro Alighieri pieno ha accolto con entusiasmo questa opera, particolarmente applauditi massimo Ranieri e Lina Sastri, veri big della serata.

Visto il
al Metropolitan di Catania (CT)