Quel <i>gotico</i> di Byron

Quel <i>gotico</i> di Byron

Chi conosce Ennio Coltorti e il suo teatro lo ricorda non solo per la bravura, la squisita passione la quale affronta testi nei quali incarna il personaggio storico di turno, con precisione filologica anche nei costumi e nelle scenografie. Stavolta Coltorti, con l'ausilio di Tullia Alborghetti con la quale firma il testo, per avvicinarsi a uno dei miti del romanticismo inglese come Lord Byron, sceglie una strada altra, che sfiora l'istallazione multimediale, con tanto di immagini videoproiettate e impiego di musiche moderne (prevalentemente tratte da colone sonore cinematografiche).

Sul nucleo denso di alcuni suoi componimenti, da Le tenebre al Don Juan, declamati su nastro inciso, o dal vivo a memoria o, più raramente, con l'ausilio del testo posto su un leggio, da solo o in coppia con Adriana Ortolani, Coltorti autore imbastisce un racconto su diversi piani narrativi.

Impersona egli stesso Lord Byron, raccontandoci alcune delle sue vicissitudini personali, la zoppia di cui soffriva, la storia familiare,  la morte repentina dello zio che gli guadagnò il titolo di Lord già in tenera età. Parla direttamente al pubblico della modernità di Byron e di quanto rimane di lui a noi spettatori di oggi (raccontandoci della figlia Ada che progettò con Babbage uno dei primi software per macchine di calcolo). Ci racconta della passione di Byron per le donne e per i giovinetti, e del grande amore per la sorellastra (figlia di primo letto di suo padre) che lo costrinse a lasciare l'Inghilterra per lo scandalo. Last but not least, corrobora molte delle frasi di Byron che interpreta come personaggio o declama come voce recitante con improvvise citazioni, fugacemente videoproiettate, di personaggi dell'otto e del novecento: da Baudelaire a Poe, e anche autori più vicini alla nostra contemporaneità da Carmelo Bene a Pasolini fino a Kurt Cobain.

Coordinate letterarie e non solo che non devono sorprendere perchè contribuiscono coerentemente a rinnovare la vera matrice del romanticismo quella gotico negromantica poi edulcorata nella visione moderna e banalizzante dell'aggettivo.

Un allestimento agile, anche nella durata, densissimo di suggestioni (compreso un repertorio iconografico contemporaneo sempre in sintonia con lo spirito e la musicalità dei versi di Byron) e coinvolgente al massimo.

Uno spettacolo impeccabile nella sua elegante semplicità.

Uno spettacolo da non mancare  in scena fino alla fine del mese, tutti i weekend dal venerdì alla domenica.