Hanno più o meno la stessa età, il Teatro Olimpico di Vicenza, inaugurato nel febbraio 1585, e L'Orfeo di Claudio Monteverdi, che vide la luce nel febbraio 1607 alla corte mantovana dei Gonzaga. Organismi diversi, ma ancor sempre vitali. Sede tuttora di spettacoli il primo, seppure con qualche limitazione; quanto a L'Orfeo, è tra i pochissimi titoli degli albori del melodramma ad essere regolarmente inscenato in tempi moderni. E forse il più rappresentato sin dalla sua riproposizione al pubblico, ai primi del '900, dopo secoli di silenzio; e che ha però trovato ospitalità nell'antica sala palladiana un'unica volta prima d'ora - due recite nel giugno 1957, sotto la bacchetta di Antonino Votto - grazie ad una trasferta delle maestranze scaligere.
L'Orfeo torna finalmente all'Olimpico
Sessant'anni senza L'Orfeo, dunque, in un teatro che è ambita sede di spettacoli classici! A questa biasimevole lacuna ha rimediato il Festival Vicenza In Lirica, che l'ha riproposto con l'apporto di un'orchestra d'una ventina di strumenti originali, costituita ad hoc sulla base delle indicazioni del compositore cremonese. Formazione di alto livello individuale e dal grande affiatamento; e che con molta precisione e duttilità ha dato giusto effetto al compito di Francesco Erle, attento chiosatore prima e preciso concertatore poi della partitura alla quale ha conferito i giusti colori, grande ariosità, gradevole vitalità; ma, sopra tutto, una massima teatralità. Sostanziale sostegno al suo lavoro sono stati i membri della Schola San Rocco - ineccepibile compagine corale - ed una compagnia di giovanissimi cantanti preparati con passione da Gemma Bertagnolli, grande specialista del canto barocco: Marco Saccardin e Giulia Bolcato, encomiabili interpreti delle figure di Orfeo, e della Musica e di Euridice; e poi Valeria Giradello, la Messaggera; Mateusz Drozda, Caronte; Fulvio Fonzi, Enrico Busia, Enrico Torre, Antonio Orsini, i quattro pastori; Arianna Lanci, Speranza; Anna Bessi, Proserpina; Martina Loi, la Ninfa.
Vitale la musica, vitale la scena
Pur nelle oggettive limitazioni del palcoscenico palladiano – e dovendo anzi rinunciare all'ultimo ad alcune installazioni su indicazione della Sovrintendenza - Andrea Castello ha saputo elaborare per questo Orfeo una regia acuta ed intelligente, oltreché eloquente e vivida, con pochi ma accorti espedienti scenici. Basilari in questo percorso i costumi di Roberta Sattin, le scenografie virtuali di Mauro Zocchetta e le eloquenti videoproiezioni dello studio Zebra Mapping ispirate alle incisioni del pittore Neri Pozza. Insieme, immergono la storia nel recente passato: l'intento di base che muove Castello – direttore artistico dell'importante manifestazione vicentina - è infatti quello di fondere sulla scena l'interiore travaglio del mitico personaggio greco con l'ultimo, tremendo conflitto bellico che coinvolse anche questa meravigliosa città veneta.