Interessante il lavoro di Livia Ferracchiati, che ne è anche la regista. Entrare nell’intimo del rapporto di coppia comporta sempre molti rischi, soprattutto quello di affrontare argomenti troppo banali o logori. In effetti, anche nello spettacolo “Ti auguro un fidanzato come Nanni Moretti” i temi sono i soliti, la gelosia retroattiva, le idiosincrasie, le nevrosi, le paranoie di una coppia all’inizio del loro rapporto, ecc. Ma il dialogo incalzante e tambureggiante tra i due protagonisti coinvolge gli spettatori anche perché non si ferma quasi mai alla superficie.
“Io”, il protagonista (un bravo Fabio Paroni), svolge due ruoli, uscendo dal personaggio e parlando al microfono sia per raccontare dal di fuori la scena, sia per autoanalizzare il proprio comportamento. E dobbiamo ammettere che l’Autrice, per quanto giovane, conosce bene la psicologia del maschio. “Tu”, la donna (una brillante Chiara Leoncini) sa modulare i vari aspetti del suo carattere, ora consapevole, materna ma anche infantile e fragile.
Il fatto è che le parole in una coppia spesso sono inutili cortine fumogene. Fanno più male che bene. Complicano piuttosto che spiegare, scavano solchi e allontanano paradossalmente i veri sentimenti che vivono autonomamente per cenni, gesti, attenzioni. Il desiderio lancinante dei protagonisti è poter provare che li lega un’intima e profonda consonanza di pensieri (Il gioco del colore delle mele). Ma in realtà tale gioco si regge solo sulla fiducia reciproca…
Il Nanni Moretti citato nel titolo, quasi come una velata minaccia, è naturalmente solo un’allusione. Nulla di personale. Anzi, sembrerebbe piuttosto un omaggio che l’autrice, fan del regista romano, tributa ad alcuni personaggi dei suoi primi film. In particolare “Bianca”, di cui vengono riproposte alcune clip sonore.
La relazione di coppia, insomma, viene vista come campo di battaglia, gioco al massacro, meccanismo diabolico per sadici o masochisti. Si parla, si discute, si litiga, uno cerca di prevalere sull’altra, ma alla fine la realtà entra, volenti o nolenti, in gioco e lo fa in modo duro, senza guardare in faccia nessuno. Mentre il dialogo dei due è diventato quasi un balbettio, un rimpallo di responsabilità fine a se stesso, come in certi atteggiamenti capricciosi di bambini. Ma non riveliamo il finale, imprevedibile e tragico, dello spettacolo.