A LOUER

Un'estetizzante, algida rappresentazione

Un'estetizzante, algida rappresentazione

Da collettivo nato per uno spettacolo di Alain Platel  Peepeing Tom è diventata una compagnia stabile il cui successo e la cui fama, usciti dal patri confini (il Belgio) hanno invaso l'intero continente. La fama è dovuta al peculiare mix di competenze artistiche che il fondatore il francese Franck Chartier e la fondatrice della compagnia, l'argentina Gabriela Carrizo  mettono in campo nelle proprie produzioni: dalla danza al teatro, dall'arte circense alla musica e al canto.

A Peeping Tom è toccato l'onore di chiudere questa nona edizione di Equilibrio il festival della danza contemporanea che è diventato un evento della programmazione romana irrununicabile e preziosissimo.

A Louer (affittasi/in affitto) è un'istallazione claustrofobica che deve molto all'immaginario collettivo cinematografico non solo per l'evidente citazione lynciana (la scenografia vede un ampio salone con il pavimento a scacchi bianchi e neri, delle enormi tende di velluto rosso, un pianoforte, una poltrona e un divano, più due lumi ai lati, un'immagine tratta dalla serie tv Twin Peaks di David Lynch e dal successivo film Fuoco cammina con me che hanno colonizzato tv e cinema di tutto l'occidente) ma per l'aspirazione stessa del fare teatro-danza della compagnia che propone al suo pubblico delle immagini in movimento da guardare piuttosto che uno spettacolo dal vivo cui presenziare.

Partendo dalla costatazione che nulla è permanente nella vita a cominciare dalla vita stessa e che dunque è tutto in affitto Peeping Tom  allestisce un racconto onirico complesso ed eseguito con elegante precisione che si sviluppa attorno ad alcuni temi: la giovane padrona di casa che attende di ricevere degli ospiti, il suo cameriere che sembra avere le ossa di gomma e si deforma, intraprendendo una camminata-danza in cui cerca un precario equilibrio mentre le gambe si piegano da tutte le parti, un doppio del cameriere che compare dal nulla, una cantante lirica che si accompagna con il marito e il figlio trascurati entrambi dalla donna tanto che il marito si dispera e il figlio cerca di destare l'attenzione denudandosi. Ancora un gruppo di convitati (gli ospiti che attende la padrona di casa? Il pubblico che ascolta in estasi il canto della soprano?) che penetrano nel salone muovendosi dapprima carponi, gattonando nascosti dietro i mobili  (come bambini? come presenze animalesche?) ognuno e ognuna con una propria ossessione. La cantante di perdere il favore del pubblico, il giovane di invecchiare (ne vediamo un doppio ormai vecchio, sempre in mutande) il marito di mancare dell'autorevolezza dello sposo, il cameriere di perdere la battaglia con la gravità (per questo declina l'invito a sedersi nella poltrona  e quando lo farà ne verrà letteralmente assorbito). Anche i mobili diventano un personaggio muovendosi di moto proprio (elegantemente manovrati dai e dalle perfomer).

Con un loop di variazioni continue sul tema, seguendo l'a-logicità del sogno, dove su questi nuclei visivi si succedono e variano emozioni e psicosi,  la macchina drammaturgica allestita da Peeping Tom ha un suo fascino innegabile e irresistibile dove però l'autocompiacimento della messa in scena tradisce un certo elitarismo di fondo e un malcelato disinteresse di comunicare davvero con il pubblico che è chiamato solamente ad assistere. Il pubblico romano infatti non capisce il senso profondo dello spettacolo - permeato da un sentimento elegiaco quasi, crepuscolare, dolorosamente triste che si rivolge alla caducità di tutte le cose e della nostra stessa esistenza - e che dinanzi una messinscena  imprevedibile e irriverente ride in continuazione, dimostrando di essere incapace di cogliere il profondo delle strutture emotive, psichiche ed esistenziali che la drammaturgia  implica costantemente e capendo come può quello che gli sembra uno mero intrattenimento.

Questo ci appare il più grande limite di una estetica (e di una poetica) che ha nella marginalità estetizzante della sua algida rappresentazione, perfetta, grandiosa e magistralmente eseguita, lo scarto politico tra un grande disporre e un poco, pochissimo dire.

Visto il 26-02-2013