Firenze, teatro Comunale, “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti
LUCIA STREGATA DALLA LUNA
Non mostra i segni del tempo il bell'allestimento di Graham Vick, andato in scena la prima volta al Maggio del 1996, portato in Giappone e ripreso due anni dopo a Firenze, uno spettacolo sempre attuale che non tradisce il peso degli anni e che giustifica la riproposta. La scena di Paul Brown è un contenitore di nuvole, un cielo corrusco pennellato di azzurro e bianco che fa da sfondo a un campo di erica e rocce. In mezzo un sipario di nuvole nerissime che si apre a ghigliottina, anzi due sipari che si incrociano creando suggestivi squarci, prospettive inusuali, anche nella storia. Infatti le grigie pannellature con taglio fotografico restringono, espandono, dividono il campo visivo in sintonia con la musica e il divenire drammatico. I costumi, sempre di Paul Brown, spostano la vicenda in avanti di un paio di secoli e connotano immediatamente i clan rivali: tartan azzurro per gli Asthon e rosso per Ravenswood.
La scena è dominata da una luna bianca enorme contro il cielo plumbeo. La vicenda è vista dal di dentro, nell'animo della protagonista. Nel primo atto in “Regnava nel silenzio” Lucia e Alisa si avvolgono insieme per ripararsi dal fresco con il tartan di Lucia, segno che la “famiglia” è inscindibile dalla vita della fanciulla. Emblematico l'albero privo di foglie che slancia verso il nulla i rami nudi e scarnificati piegati dal vento, come il destino di Lucia. All'inizio del secondo atto la pioggia (vera) sferza la scabra brughiera e crea il climax perfetto all'incontro fra Enrico ed Edgardo, un confronto fra due irriducibili nemici le cui ombre si proiettano contro le livide pareti in un crescendo di inquietudine e ineluttabile tragedia. Nella scena della pazzia l'erica si tinge di rosso sangue (già i petali erano rossi durante la festa, gettati a terra dal coro costretto in anguste finestrelle). Una zoomata apre la scena della pazzia che inquadra Lucia sulla cima di un torrione, l’avvicina abbassandola al livello del palcoscenico dove, sotto gli occhi smarriti degli astanti, in una regressione infantile e feticistica si stende fino ad avvolgersi nel plaid-tartan di Edgardo, dondolandosi poi come fosse una bambola, fino ad accarezzarsi con sensualità la gola con la spada estratta dalla roccia. La brughiera sotto un cielo corrusco e spettrale accoglierà in una cavità la salma di Lucia, a cui Edgardo, in un ultimo disperato anelito, tenderà strisciando morente.
Stefano Ranzani offre una direzione generica all'insegna della routine che, se ha il pregio di assecondare le esigenze del canto, non cura a sufficienza lo strumentale, caratterizzato da sonorità spesso pesanti e imprecisione negli attacchi. Più curati gli interventi degli strumenti solisti (in particolare il flauto), chiamati a dialogare con il canto. Puntuale come di consueto l'ottimo coro diretto da Piero Monti.
La protagonista, la cubana Eglise Gutièrrez (chiamata in sostituzione di Elena Mosuc) non ha ancora la caratura vocale per Lucia, la voce è apparsa piuttosto piccola (forse penalizzata dalla grande sala del Comunale) e priva di quella lucentezza adamantina che la parte belcantista richiede; intonazione e tecnica le consentono però di risolvere il ruolo in modo apprezzabile con un’esecuzione in crescendo che trova il suo apice nella scena della pazzia, coinvolgente e perfettamente modulata. Stefano Secco ha voce gradevole, forse un po’ leggera per il ruolo di Edgardo, ma padroneggiata con grande intelligenza e consapevolezza, senza la minima forzatura; il suo Edgardo naturale e credibile convince fin dall’inizio per la capacità di fraseggio, l’intensità interpretativa, l’uso espressivo dei pianissimi e di un canto convulso che traduce la lacerazione del personaggio. Alberto Gazale ha voce di bel timbro e morbidezza di emissione e, grazie a buone doti sceniche, è un Enrico protervo ed incisivo. Giovanni Battista Parodi è un Raimondo di buona vocalità che acquisisce maggiore profondità e spessore nel corso dell'opera. Modesto l'Arturo di Saverio Fiore. Completano il cast Antonella Trevisan (Alisa) ed Enrico Cossutta (Normanno).
Il pubblico ha tributato giusto apprezzamento ai due protagonisti e qualche dissenso alla direzione.
Visto a Firenze, teatro Comunale, il 01 febbraio 2009
FRANCESCO RAPACCIONI con la collaborazione di ILARIA BELLINI
Visto il
al
Maggio Musicale Fiorentino
di Firenze
(FI)