Lirica
LUCIA DI LAMMERMOOR

L'allucinato straniamento di Lucia

L'allucinato straniamento di Lucia

Con puntualità cronometrica (non fosse stato per l'orologio di sala nostalgicamente tarato sull'ora legale), prima ancora che le note del capolavoro di Donizetti si alzassero dal golfo mistico, il palco del Teatro Grande di Brescia si è illuminato sull'ergersi di una barriera di pietra. La roccia, che ha diviso in due lo spazio scenico, è rimasta come elemento fisso simboleggiante la durezza degli animi, la granitica inconciliabilità delle lotte intercorse tra gli Ashton, Famiglia di cui fanno parte Lord Enrico con la sorella Lucia di Lammermoor, ed i Ravenswood il cui discendente Sir Edgardo è di lei innamorato. Sullo sfondo infuriavano combattimenti a fil di spada, antefatto alla vicenda narrata da Salvatore Cammarano, ispiratosi al romanzo di Walter Scott. La parete ha intaccato con il proprio grinzoso grigiore ogni immagine su essa proiettata (peccato il sistema sia ad un certo punto andato in tilt, fortunatamente presto risolto) parificando ogni situazione sotto il comune denominatore di una obnubilante inamovibilità. Nel parco del Castello, la rupe si è colorata del bianco di un prato di margherite mosse al dolce sciabordio della risacca. Rive di un mare, al posto della prevista fontana, dove erano alcune fanciulle intente a giocare con racchette e volano. Immagine rimandante alla ignara spensieratezza di Lucia, che a onor di cronaca ha riscosso dissenso dal loggione da cui è piovuto un sonoro: "E questo cosa c'entra?" subitamente zittito. In corso di svolgimento, il velario fisso che ha "pietrificato" archi a volta, candele accese, laghi di sangue, è stato ripetutamente sollevato per consentire il passaggio e mettere in comunicazione le due fazioni. La regia di Henning Brockhaus si è avvalsa della scenografia e dei costumi dello scomparso Josef Svoboda (la prima rivisitata da Benito Leonori, i secondi da Patricia Toffolutti). Una messa in scena di imponente magniloquenza per uno svolgimento a tinte forti, a tratti tarate su ricercati, dosati, eccessi. Lo sposo imposto a Lucia per ragioni di Stato, Lord Arturo Bucklaw, portato in trionfo da soldati in divisa ed elmetto, è apparso con il volto di pallore cadaverico, anticipazione dell'orrenda fine cui sarà destinato per mano dell'impazzita Lammermoor. Il suo corpo esanime, con una teatralità studiatamente grottesca, è precipitato dalla scalinata, in mezzo ai convitati alla festa di nozze in smoking e cilindro, taluni rimasti letteralmente in mutande preda dei fumi dell'alcool mentre alcune donne si abbandonavano ad esternazioni che, nonostante non fosse presente alcun richiamo mitologico, le hanno rese assimilabili ad Erinni post-litteram: furie vendicatrici o, come in questo caso, premonitrici degli efferati fatti di sangue; preda di una forma di follia convulsa che ha fatto da contrappunto all'allucinato straniamento di Lucia. Nella scena conclusiva Edgardo ed Enrico si sono dati appuntamento per il duello in un cimitero costellato da scudi e corazze a far da lapidi. Per quanto avvenute nei momenti deputati, sono parse troppe e troppo lunghe le chiusure di sipario, stante l'assenza di cambi sostanziali di scena.
Nel ruolo eponimo ha riscosso entusiastici consensi e innumerevoli richieste di bis la giovane Romina Casucci, che sta compiendo un percorso artistico in lodevole progressione, ben destreggiatasi tra le asperità di una tessitura impervia. Timbro aggraziato e tornito, grande attenzione alla messa in voce, sensibilità nelle soffuse smorzature; capace di sicure potenze negli acuti dalla notevole gamma coloristica e, ciò che più conta, centellinati con saggezza. Perdonabile una impercettibile esitazione d'intonazione dovuta alla giovanile inesperienza. Una Lucia forse scenicamente non del tutto matura comunque convincente, non preda di incontrollata furia omicida ma dai sintomi della pazzia suggeriti fin dagli esordi, a sottolineare l'essere vittima di una incolpevole tara ereditaria che ha generato sentimenti di pietà. Disomogenea la prestazione del tenore Francisco Corujo che dopo l'esordio sottotono, soprattutto per quanto ha riguardato i volumi sovrastati dal suono orchestrale senza mai, con grande intelligenza, aver ceduto alla tentazione di forzare, ha proseguito in interessante crescendo e raggiunto l'apice nel secondo tempo. Una voce che ha trovato il suo punto di forza nel colore pieno dei registri medi sfociati in limpide schiariture negli acuti; Edgardo che avremmo preferito vedere motivato da maggiore trasporto passionale. Subito dimenticate una certa inflessione nasale nelle battute iniziali ed una eccessiva schiettezza nelle chiuse, Serban Vasile, non appena scaldato a dovere il mezzo vocale ha dispiegato notevole possanza e bella timbrica, ricca di colori, uniformemente tenuta fino alla fine, ferma come si conviene all'indole umorale e dominante di Enrico: complessivamente un'ottima prova. Ha riscosso meritati consensi Giovanni Battista Parodi, Raimondo di prestanza scenica e corposità canora. Bene anche Cinzia Chiarini, Alisa. Qualche perplessità ha riguardato Alessandro Scotto di Luzio, Arturo Bucklaw dalla timbrica sottile, forse non particolarmente accattivante ma sempre corretto, infine Alessandro Mundula, modesto Normanno. Incisiva  la prova del coro del Circuito Lirico Lombardo diretto da Antonio Greco. Matteo Beltrami alla concertazione e direzione dell'Orchestra de I Pomeriggi Musicali di Milano si è dimostrato fin troppo generoso nella volumetria iniziale, ben asservita ad imprimere una decisa virata nella seconda parte, ottimamente tarata per assecondare l'evolversi caratteriale sul palcoscenico fino a toccare nel finale un commovente picco di espressività. Belli i tempi e attenzione alle sfumature della partitura. Plaudito con molti "bravo".
Questo allestimento, debuttato a Como, è una coproduzione dei Teatri del Circuito lirico lombardo, di cui fanno anche parte il Ponchielli di Cremona e il Fraschini di Pavia assieme al Coccia di Novara, Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi, Teatro dell'Aquila di Fermo, Teatro Alighieri di Ravenna, Città dove il titolo è prossimamente atteso.

Visto il 28-10-2012
al Grande di Brescia (BS)