Il progetto “Ancona Jesi Opera” offre un cartellone di ben otto titoli da settembre a dicembre nelle due città marchigiane, quest'anno incentrato su figure femminili e intitolato Ritratti di donna: amore, gelosia, tradimento, follia.
La nuova produzione di Lucia di Lammermoor del Teatro delle Muse di Ancona ha la firma di Federico Bertolani che immerge la vicenda in una luce oscura e fredda e la caratterizza per la staticità delle masse e i pochi movimenti dei protagonisti, tutti tranne Lucia che, febbrile e nervosa, si agita come una farfalla prigioniera dentro una lampada. I costumi di Lucio Diana situano l'azione nella storia in un Ottocento poco definito. Le scene, sempre di Lucio Diana, sono essenziali: pannelli verticali grigi che scorrono sullo sfondo, tre travi che si inclinano e, alternate, si appoggiano a terra per fornire la seduta ai cantanti, un accenno di edificio sulla destra (gradini e pianerottoli) e veli strappati che scendono nella seconda parte a rendere tangibile la lacerazione degli animi. Le luci di Michele Cimadomo rispondono evidentemente a decisioni tecniche ma non facilitano la fruizione dell'opera in quanto il palco resta troppo poco illuminato.
Giuseppe Grazioli propone una edizione con i tagli aperti che tuttavia non cambiano in modo fondamentale la partitura seppure fa piacere ascoltare l'integrale. Il direttore mantiene il controllo dei tempi e, a tratti, fa qualche fatica a raccordare l'appiombo tra buca e palco. Il suono resta poco cristallino e manca quella luminosità aerea che poi si fa cupa drammaticità. Nell'Orchestra sinfonica Gioachino Rossini si sono segnalati l'arpa di Monica Micheli e, ovviamente, il flauto di Elena Giri nella scena della pazzia, mentre nel finale il violoncello di Federico Bracalente ha assicurato la necessaria tristezza.
Zuzana Marková è una Lucia molto convincente, a cominciare dal punto di vista attoriale e scenico; la voce è ben proiettata e si giova di un registro centrale corposo e screziato che arriva sempre all'acuto in modo pieno e luminoso; le agilità sono ottimamente affrontate, come anche le mezze voci udibili ed espressive; in particolare si è apprezzata la sua partecipazione emotiva in ogni momento, dall'inizio (pur impacciata dal cappotto oversize) all'attesa scena della pazzia che incolla il pubblico alle poltrone e lo emoziona. Francesco Demuro ha voce importante e bella e la usa in modo generoso, mantenendo un suo rilievo accanto alla protagonista seppure ecceda in enfasi con un piglio quasi veristico che avvicina Edgardo agli eroi del secondo Ottocento; il tenore spicca nel finale, dove ha incantato il pubblico con fiati lunghissimi e assai armonici. Meno in evidenza seppure corretto l'Enrico di Giorgio Caoduro. Ugo Guagliardo ha giusta e profonda voce di basso per Raimondo. Sehoon Moon è un Arturo di lusso, sonoro il Normanno di Manuel Pierattelli con benda piratesca all'occhio, adeguata la Alisa di Anastasia Pirogova. Con loro il Coro lirico marchigiano preparato da Carlo Morganti.