Lirica
LUCIA DI LAMMERMOOR

Un temporale malandrino interrompe “Lucia di Lammermoor” a Bassano

Un temporale malandrino interrompe “Lucia di Lammermoor” a Bassano

Brutti scherzi del maltempo. Giorni e giorni di sereno e di caldo opprimente, e poi a Bassano uno degli spettacoli di punta di OperaEstate Festival Veneto 2017, il melodramma Lucia di Lammermoor di Donizetti, viene interrotto all'inizio del terzo atto da un improvviso acquazzone notturno. Giusto l tempo di veder Edgardo ed Enrico sfidarsi a duello per risolvere l'atavico odio, e poi fuga generale di orchestrali, cantanti e pubblico. E così si son perse due pagine clou dell'opera: la pazzia di Lucia e l'estremo addio di Edgardo. Tuttavia, quanto visto e sentito sino a quel momento pare più che bastevole a promuovere con una buona sufficienza il lavoro di Paolo Giani – regista, scenografo e costumista – ed a pieni voti il lato musicale di questa serata.

Come messinscena qualche idea sparsa, ma buona regia
Paolo Giani nel piccolo spazio disponibile – il palcoscenico del teatro all'aperto ricavato nel castello che domina Bassano – ha concepito una scenografia essenziale, dominata da una Luna a tutto tondo ed una sfera più piccola e scura, e da una monumentale scala luminosa sulla quale far muovere i personaggi. Davanti, alcuni gruppi di corvi posati a terra. Niente di originale né di memorabile, in realtà; in compenso, affida costumi molto eleganti per tutti. In veste di regista ha poi elaborato una drammaturgia scarna, scevra di barocchismi, che si dipana linearmente e con buoni effetti. Il resto, lo fa il fascino del magico luogo che ospita questa Lucia.

La compagnia appare formata da cantanti giovani, ma già affermati: solo la trentenne soprano tagiko Venera Protasova è meno nota al pubblico nostrano, perché dopo essere stata scoperta l'anno scorso dall'Italian Opera Academy di Riccardo Muti, sta muovendo ora i primi passi professionali in Italia. Come protagonista – ruolo debuttato l'anno scorso a Bucarest con Ramon Vargas – si mostra senz'altro interprete adeguata nonostante una voce leggerina: seducente per precisione e purezza di canto, nonché per l'incisività del registro sovracuto, requisito fondamentale in questo ruolo. Giordano Lucà si mostra un buon Edgardo: franco, generoso, dal carattere irruente, ma senza vani manierismi. Mattia Olivieri infonde nel suo Enrico convincimento e virilità, buon fraseggio ed un'emissione vigorosa; ben calibrato vocalmente, e sempre efficace in scena il nobile Raimondo di Simon Lim, dalla ricca paletta di colori; nelle figure di contorno troviamo Orfeo Zanetti (Normanno), Lara Rotili (Alisa), Matteo Mezzaro (Arturo). All'altezza del suo compito il Coro Lirico Li.Ve. guidato da Stefano Lovato.

Una direzione dai tratti ben definiti
Pur in condizioni non proprio agevoli – l'Orchestra di Padova e Del Veneto è confinata dietro il palcoscenico, celata da un velario e in parte attutita dalle quinte, così che qualche momento il suono un po' si perde – Gian Paolo Bisanti dirige da par suo: cura con passione la narrazione, sorregge attentamente il lavoro dei cantanti, imposta una buona coerenza di tempi, infonde varietà e valore ai singoli episodi. E, pregio non comune, scansa ogni pesantezza nei concertati. Valga ad esempio nell'articolata scena delle nozze, condotta dal maestro milanese con brillante chiarezza direttoriale.

 

Visto il 30-07-2017
al Tito Gobbi di Bassano del Grappa (VI)