Lirica
LUISA MILLER

La musica salva una “Luisa Miller” senza regia

Luisa Miller
Luisa Miller © Andrea Ranzi

Strana idea davvero, quella di porre un intero spettacolo – la Luisa Miller di Verdi – nelle mani di un mago dell'illuminazione qual è marionanni, (al secolo Mario Nanni), lighting designer di notevole fama internazionale, ma che con il teatro pare abbia sinora pochi rapporti. 

E difatti i risultati del suo intervento appaiono deludenti, fatto salvo il contesto scenografico, basato in primis su video proiezioni e sull'uso abilissimo degli effetti di luce. In minimo collegamento però con il contesto musicale, mentre sul palcoscenico domina un vuoto quasi assoluto. I costumi, molto generici, dicono poco o nulla; ma lo sconcerto insorge quando vediamo le contadine tirolesi abbigliate di nero come prefiche a lutto. 

GLI SPETTACOLI 
IN SCENA IN ITALIA

Ci si rende conto, man mano che la vicenda avanza, che il progetto drammaturgico è inconsistente; quanto alla regia, siamo prossimi allo zero, mancando del tutto una direzione interpretativa. E quei minimi accenni di movimento, di espressività che si intravedono, lasciano comunque tutti a fare le belle statuine. 

Da una parte un coro costantemente ozioso e statico, dall'altra i cantanti – a parte Myrtò Papatanasiou, protagonista dall'insopprimibile temperamento d'attrice – restano volutamente indotti all'inerzia, se non indotti ad una sommaria gestualità che con il Rodolfo di Gregory Kunde rasenta un po' il ridicolo. 

Un direttore attento e passionale 

Mettendo da parte le note dolenti, passando alla musica le cose vanno decisamente meglio. Alla conduzione dell'Orchestra del TCBO - sempre precisa e brillante – ed a capo del Coro perfettamente preparato da Gea Garatti Ansini, troviamo Daniel Oren. Direttore solitamente estroverso, talora un po' magniloquente, sovente alla ricerca volentieri dell'effetto facile e dei rubato ruffiani. 


Però qui lo sentiamo procedere più sobrio e misurato, molto attento al fraseggio orchestrale, ai dettagli armonici e timbrici, alla cantabilità estrema degli strumenti in buca, a cogliere l'atmosfera fosca e romantica dell'opera. E come sempre, nocchiero sicuro degli interpreti in scena, con quel suo istrionico senso teatrale, quella capacità di costruire solide architetture musicali, quel suo modo di organizzare e 'narrare' la partitura, che costituiscono pregi non comuni. 

Due amanti infelici 

Myrtò Papatanasiou conquista con la sua Luisa il plauso caloroso della sala, benché a ben vedere abbia un suo limite in certe sonorità metalliche, ed in una gamma di voce non sempre omogenea. 

Il problema è che questo ruolo è molto particolare: richiederebbe un soprano lirico leggero all'inizio, poi scivola verso il lirico spinto, e richiede alla fine una via di mezzo, cioè un canto in bilico tra tragicità e fiorettature. E non tutte si chiamano Montserrat Caballé! Sia come sia, il bravo greco realizza un'interpretazione tutta in crescendo, ed alla fine certi acuti non bellissimi passano in secondo piano a fronte della resa di un personaggio plausibile ed avvincente. 

Myrtò Papatanasiou


Una pregevole bellezza timbrica, la comunicativa e la facilità d'emissione sono alla base della fortuna di Gregory Kunde, che dona un Rodolfo dominato con eleganza, passione e forte impeto, senza mai strafare. A dispetto dell'età – siamo prossimi ormai ai 70 - il controllo del suo organo è ancora encomiabile, la linea vocale fluida e quasi immacolata, gli acuti generosi e lucidi, senza pecche. 

Così la sua «Quando le sere al placido» fa venir giù il teatro. A voler cercare il pelo sull'uovo, il personaggio in sé però non prende del tutto, poiché il tenore americano non lo approfondisce, cogliendone solo in ridotta misura il travaglio interiore. Ma gli applausi non gli vengono certo lesinati per questo...

Luisa Miller su Sky 

Franco Vassallo è un eccellente Miller: vocalmente nobile, accurato, psicologicamente ben definito e toccante. Per quel tanto, almeno, che che la pigra regia gli concede. Martina Belli realizza una solida, aristocratica, musicalissima Federica; Marko Mimica – un convulso Walter dall'accattivante voce di basso – srotola un sano fraseggio di pretto stampo verdiano. 

Non ci ha preso il Wurm di Gabriele Sagona: correttamente cantato, ma scarsamente espressivo. La brava Veta Pilipenko è Laura, Haruo Kawakami il contadino. Il secondo cast vedeva in azione Marta Torbidoni, Giuseppe Gipali, Leon Kim, Sofia Koberidze, Abramo Rosalen.
L'ultima recita di Luisa Miller sarà trasmessa in differita giovedì 9 giugno dal canale Classica HD di Sky Italia, con repliche successive.

Visto il 05-06-2022
al Comunale - Sala Bibiena di Bologna (BO)