Cinque danzatori, quattro uomini e una donna, entrano in scena, timidamente, tutti vestiti con la stessa camicia e lo stesso pantalone, indossando una maschera di gomma, color beige come i pantaloni che indossano, che li rende tutti uguali, teste calve e prive di peli, teste da bambini. Entrano in scena dal fondo del palco, ampliato per l'occasione, che contiene sulla sinistra un prolungamento dove prendono posto i tre musicisti del Trio Voces Intimae che eseguono dal vivo brani di Schumann.
Alcune sonorizzazioni rarefatte e sul crinale del rumore-disturbo precedono l'esecuzione dal vivo ponendo lo spettatore nel giusto mood per assistere alla coreografia.
I cinque performer si presentano con tutta la calma e la placidità dell'indolenza dei bambini, velati da un telo semitrasparente che di proscenio copre la scena intera, sulle cui mura di quinta scendono dei filamenti dorati come i capelli d'angelo delle decorazioni natalizie, solo molto più lunghi. I danzatori interagiscono con questi filamenti, passandovi attraverso avendo cura di non evitarli e trascinandoli in avanti con sé lasciandoseli scivolare indosso al passaggio, emergendovi di lato o trascinandoli con enormi aste da equilibrista che due dei cinque bambini portano in perfetto equilibrio sulla testa di gomma.
L'ultimo giorno per noi chiude la trilogia iniziata con La natura delle cose e Oro, ispirata al De Rerum Natura di Lucrezio su quel libro VI dove il filosofo elenca gli eventi naturali che l'uomo non non può controllare dai terremoti alle eruzioni concludendo con la peste di Atene.
Proprio da un'immagine contenuta nel libro riportata in esergo nelle note di regia Sui bambini esamini si vedevano talvolta i corpi inanimati dei genitori, e all’opposto talora sulle madri e sui padri i figli esalare la vita (De Rerum Natura - VI, 1256-1258) Sieni costruisce una coreografia sui corpi di bambini morenti, riversi e dolenti, sostenuti e a loro volta che sostengono adulti-genitori in una mutua interazione di aiuto e conforto senza che il reciproco intervento possa impedire la morte che, come si sa, per Lucrezio, è davvero la fine di tutto.
La coreografia si sviluppa nella ricerca del gesto, uno dei temi cari a Sieni, qui sviluppato secondo due radici opposte, quella del gesto lento, del movimento sinuoso, gentile, lungo e continuo e quella del gesto veloce brusco energetico e fluido. Le coreografie si sviluppano su queste due direttrici secondo una scansione del movimento autonoma dalla musica di Schumann con la quale entrano in contatto sinergico più che ritmico reagendo alla musica con un ritmo autonomo invece di adeguarsi alla partitura. Movimenti svelti e veloci si alternano a passi lenti nei quali i gesti delle mani e degli avambracci sono amplificati da una imposizione delle mani molto particolare: la mano di un danzatore sull'avambraccio dell'altro come se la mano del primo venisse prolungata dall'avambraccio del secondo. Il motivo di tali gesti è il soccorso, quando un danzatore cade, e l'altro lo sorregge, si impone tangenzialmente ai suoi movimenti al suo corpo creando figure a due, suggestive e tenere. Di quadro in quadro mentre i cinque danzatori gemelli cambiano costume, un danzatore toglie le teste di gomma agli altri, uno danza bendato di una fascia bianca, tutti indossano delle camicie bianche poi delle t shirt colorate che tirano verso l'alto da collo con la bocca, lasciando scoperto qualche centimetro di ventre, danzano con delle piume blu collocate ai piedi o tenute in bocca la coreografia è un lento procedere verso la dissoluzione organica, la scompaginazione atomica, fino a giungere alla morte simboleggiata da una tenda nera da campo di quelle medievali sorretta dal capo di uno dei danzatori che porta su di sé tutta la struttura mentre gli altri lo seguono dentro e sotto la tenda dalla quale escono e rientrano con un movimento continuo.
Cinque bambini cinque gemelli in una coreografia che rimanda sempre a qualcos'altro, a un movimento già fatto o a un altro da fare, con la rassegnazione alla morte incosciente e leggiadra che solo i bambini sanno avere appena intristita dal muoversi degli adulti (i danzatori senza maschera) più consapevoli e mossi da tenerezza per quei bambini...
Assistere a un lavoro di Sieni è sempre un'esperienza cinestetica da apprezzare per la capacità espressiva del movimento coreutico proposto ma anche per il portato emotivo che quel movimento suscita nello spettatore, una ricerca del gesto e dei suoi riverberi emotivi in chi li guarda ma anche in chi li fa.
Alla fine i danzatori si prendono i meritati applausi; ci vuole un po' allo spettatore per uscire dalla mestizia in cui lo ha portato il finale della coreografia per cui i primi applausi sono lenti e placidi ma si accendono poi sempre più di un sentito e sincero entusiasmo.
Il Palladium continua ad essere una vetrina preziosa e mai deludente per le esperienze le più diverse ma sempre molto interessanti della ricerca coreutica e teatrale italiane.
Lo spettacolo di Sieni ne è l'ennesima, gradita e sorprendente conferma.
Visto il
27-02-2010
al
Palladium
di Roma
(RM)