Intrattenimento
L'ULTIMO UBU?

Con L’Ultimo Ubu il Teatro de…

Con L’Ultimo Ubu il Teatro de…
Con L’Ultimo Ubu il Teatro della Tosse inaugura la rassegna dal titolo “La Guerra delle Teste di Legno”. E’ una rassegna per certi versi atipica, strana se vogliamo. Si tratta, come dice il sottotitolo, di teatro di figura ma la verità è che, in barba a qualsiasi aspettativa, non si tratta di teatro per ragazzi o perlomeno non solo per ragazzi. Allo spettatore pigro e poco attento al quale basterà leggere teatro di figura per immaginarsi uno spettacolo adatto solo a un pubblico giovanissimo forse occorrerà ricordare che il teatro di figura non nasce affatto come teatro per ragazzi, anzi. Questo genere affonda le radici nella lunga tradizione fatta di marionette, pupazzi, sagome, ombre mutuate dalle civiltà orientali; wayang balinesi, bunraku giapponesi, marionette birmane, ombre cinesi senza dimenticare i molteplici esempi di teatro di figura che ritroviamo anche nella tradizione occidentale, che a quella orientale per certi versi si ispira. Sono personaggi rappresentati da figure, da oggetti che, se sapientemente animati, sanno emozionare, stupire, spaventare come e forse più degli attori “umani”. Marionette che vivono, amano, ridono, divertono e al momento opportuno mostrano il loro lato oscuro riuscendo anche a essere mostruosamente spaventose. L’Ultimo Ubu? firmato da Tonino Conte che proprio col personaggio di Ubu ha iniziato la sua carriera artistica, rappresenta un po’ l’icona stilistica della Tosse. Le marionette realizzate da Luzzati e da Bruno Cereseto che in veste di capocomico interagisce col pubblico e con gli stessi pupazzi, sono dei fantocci goffi ed enigmatici che compiono azioni prive di senso e forse proprio per questo terribilmente umane. Siamo di fronte ad un testo capace di far sorridere e riflettere senza mai risultare eccessivo nell’uno o nell’altro senso. Jarry per il personaggio di Ubu si è ispirato al suo professore di fisica del liceo, Monsieur Hébert, che rappresentava per i suoi studenti l'incarnazione del grottesco; lo avevano soprannominato "il padre Hébert", e molte farse scritte dai liceali raccontavano appunto le avventure di Père Hébert, il quale dopo diverse rivisitazioni e accorgimenti diventerà Père Ubu. Padre Ubu e Madre Ubu del resto non sono altro che i “grandi” visti dallo sguardo attento e malizioso dei bambini; uno sguardo ricco di quella curiosità e di quella genialità tipica dell’infanzia. I personaggi agiscono solo in base ad impulsi momentanei e contraddittori, senza controllo; rappresentano tutto ciò che è brutto, squallido, avido; e sono talmente convincenti nel comunicare le loro sensazioni, da divenire quasi catartici. Ci costringono a ridere del loro infantilismo, delle loro leggi irrazionali, e senza accorgercene passiamo dal ridicolo al tragico in pochi istanti. I “Fantocci” animati dallo stesso Cereseto, da Paola Ratti e Lupo Misrachi vivono delle emozioni interiori che i burattinai sanno comunicare loro. E la genialità sta proprio in questa capacità esclusiva che permette al burattinaio di divenire l’anima interiore del pupazzo che manovra. E in scena si compie il miracolo.
Visto il 05-12-2008
al Della Tosse di Genova (GE)