“Lunga giornata verso la notte”, di Eugene O’Neill, conclude la cosiddetta trilogia americana, affrontata negli ultimi anni dal regista e interprete Arturo Cirillo, nata dal desiderio di un incontro scenico con l’attrice Milvia Marigliano. I due avevano infatti precedentemente interpretato “Zoo di vetro”, di Tennessee Williams, e “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, di Edward Albee.
La pièce è ambientata nell’estate del 1912, in Connecticut, e si svolge nell’arco di un giorno lunghissimo, durante il quale i membri della famiglia Tyrone (padre, madre e due figli) si urlano reciprocamente in faccia la propria disperazione, costretti a fare i conti con un profondo senso di solitudine.
Palcoscenico e vita quotidiana
Un interno domestico arredato con sobrietà, circondato da quattro camerini; una poltrona lilla, rifugio sicuro verso il quale approdare, sempre ben visibile sul palcoscenico: questa è la scena nella quale agiscono i protagonisti di questa lunga nottata, all’occorrenza avvolti dalla nebbia, generata dall’utilizzo (forse eccessivo) della macchina del fumo. A questa atmosfera fumosa fa da contrasto un’illuminazione in prevalenza brillante della parte centrale del palcoscenico, che crea un ambiente familiare intimo, quasi protetto.La simultanea presenza di questi elementi nell’allestimento svela l’essenza del teatro e toglie la maschera alla famiglia, intesa come istituzione. Quattro esistenze che gettano la maschera Nel ruolo del capofamiglia James, attore in declino, avaro e piuttosto incline all’alcol, Arturo Cirillo compie un autentico atto d’amore nei confronti del teatro. Stupefacente ed emblematica l’aderenza di Milvia Marigliano al personaggio di Mary, una moglie rovinata da droga e farmaci, ma soprattutto una madre assente, che ha sempre rifiutato la prematura perdita di uno dei suoi figli.
Riccardo Buffonini è Edmund, il figliol prodigo che torna a casa dalla famiglia, poiché gravemente malato e prossimo alla fine: il giovane attore ce la mette tutta per risultare un nevrotico credibile, tuttavia la complessità del suo personaggio emerge soprattutto nei momenti di intenso confronto con il padre.
Carico di tensione il faccia a faccia tra Edmund e il primogenito Jamie, un attore fallito, alcolista e disadattato, che gradualmente rivela la natura conflittuale del proprio rapporto con il fratello minore: in pochi minuti Rosario Lisma esprime con appropriata intensità tutte le contraddizioni di un personaggio, apparentemente messo all’angolo e lasciato in balia delle sue frustrazioni.