“Non drammatizziamo… è solo questione di corna”. Spesso ci si lamenta di quanto le traduzioni italiane lascino a desiderare, ma in questo caso la scelta di un titolo - diverso e distante dall’originale - di un altro dei celebri film di François Truffaut ci permette un commento ironico, magari irrispettoso, su quello che accade ne “L’uomo che amava le donne”. Che non è solo una canzone di Nina Zilli, ma prima di tutto una pellicola del noto regista francese, a cui si ispira l’omonima pièce teatrale.
Nel film, l’irrefrenabile rubacuori è quel Bertrand Morane ai cui funerali partecipano le donne sedotte in vita e abbandonate dopo la conquista, che addolorate gli rendono omaggio presentandosi una dopo l’altra sulla sua tomba. Una scena madre che, in toni ben più dissacranti, è riproposta anche da Corrado Tedeschi il quale sceglie di vestire i panni del seduttore di Truffaut, in modo personale e per questo originale, ‘sporcando’ il personaggio con la ben nota ironia e i modi eleganti che gli sono propri e gigioneggiando quel tanto che basta per parlare di uno di quei temi universali, talmente appassionante da popolare le discussioni da qui all’infinito: l’amore e la sua ricerca per inseguire la felicità. Accompagnato da due donne sul palco, una pianista e un’attrice, Tedeschi spazia con nonchalance dal cinema francese a quello d’oltreoceano, mostrando spezzoni di film che dice di aver amato ma che soprattutto descrivono l’amore per quello che dovrebbe essere: tra le varie cose, anche attesa, trepidazione, batticuore. Quel tamburello prepotente ma testardo, che forse non sentiamo più perché non siamo in grado di ascoltare. Le donne verrebbe da dire - si, certo - ma anche noi stessi, troppi presi in corse contro il tempo e frettolosi di consumare il sentimento qui e subito.
Interessante esperimento, anche se riuscito solo a metà, quello di coinvolgere il pubblico sollecitando una partecipazione attiva allo spettacolo, probabilmente pensato come uno one-man-show ma che ha comunque il pregio di fare una rapida incursione nella letteratura, non solo francese (impossibile resistere alle parole di “Questo nostro amore” di Jacques Prevert) ma anche nostrana, con tanto di declamazione di alcuni versi di Alda Merini: la differenza tra le donne e le donne-donne, rimandata all’omonima poesia, è forse uno dei momenti più toccanti e armoniosi della serata. Spiritosi e ‘normalmente’ divertenti lo sketch con Nastassia Calia, nei panni di un’irreprensibile ma estremamente affascinante ispettrice del fisco francese, e la simulazione di una delle scene clou del Cyrano de Bergerac, con due attori improvvisati pescati tra il pubblico e Tedeschi nei panni del celebre guascone, che si diverte a suggerire le battute in un italiano desueto e volutamente pronunciato in modo veloce, per creare scompiglio e ilarità, seguendo gli schemi di una ironia garbata ma spesso accantonata da altri intrattenitori a lui contemporanei.