Avallone ci da una personale, leggera ma bellissima interpretazione di un Pirandello scrittore di monologhi e dialoghi teatrali che conducono nell’io profondo ed al contempo davanti agli altri: con grande sensibilità, la compagnia del Teatro dell’Angelo, porta in scena uno dei lavori in cui l’autore affronta, in maniera sottile, il tema per lui scottante della società, un difficile termine di confronto per l'essere umano, quanto un punto d’appoggio necessario.
La signora Perella, trascurata dal marito sempre lontano da casa e che per di più si è rifatto una vita a Napoli con un’altra donna, si trova incinta dell'insegnante di suo figlio. I due tentano, così, di ingannare l’uomo e fare in modo, con trucchi di ogni genere, che passi la notte con sua moglie, sicché si possa credere che la creatura che porta in grembo la signora, sia il frutto del loro rapporto. Ma questa menzogna, come dice il professore, è indispensabile più che per i due amanti, per “gli altri”: la menzogna è un fatto sociale.
Il protagonista alterna momenti di ilarità, in cui conduce dialoghi veloci e vivi, con altri di riflessioni profonde, come quando medita sull’origine del termine “commedianti” che ricorda la parola “ipocriti” o quando trucca il volto della signora Perella, paragonandolo poi ad una maschera da indossare per qualcun altro e giunge, in conclusione, sempre a dare la colpa alla “società”, che porta ognuno di noi, inevitabilmente, a subire la contraddizione tra apparenza e sostanza. E Pirandello definiva l’umorismo proprio come il frutto di tale contraddizione e del “bisogno del reciproco inganno”, affermando che “La simulazione (…) d’ogni virtù (…) è una forma d’adattamento”.
Roma, Teatro dell’Angelo, 27 Marzo 2008
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Dell'Angelo - Sala Grande
di Roma
(RM)