Prosa
L'UOMO, LA BESTIA E LA VIRTù

Pirandello in farsa

Pirandello in farsa
Scritta nel 1919, messa in scena per la prima volta al Teatro Olimpia di Milano il 2 maggio dello stesso anno, dalla compagnia di Antonio Giandusio, L'uomo, la bestia e la virtù definita da Pirandello "apologo in tre atti" spiazzò, alla sua prima messa, pubblico e critica per il suo carattere farsesco evidentemente considerato poco pirandelliano. La trama era considerata scabrosa e venne accusata addirittura di cinismo. L'intreccio  è  apparentemente superficiale raccontato con divertimento e con molta ironia al posto del dramma. Una coppia di amanti, Paolino un professore privato e scapolo, e la signora Perella, moglie di un marinaio (bigamo), complottano affinché il signor Perella faccia l'amore con la consorte in modo che lei possa attribuirgli il figlio che aspetta dall'amante... Una trama vivace che, una volta superato lo scandalo per l'argomento e il modo di trattarlo fece de L'uomo, la bestia e la virtù una delle commedie di Pirandello più rappresentate, in Italia e all'estero proprio per il suo essere (sembrare) una commedia di genere. Eppure andando oltre la superficie della farsa Pirandello è pienamente presnete anche in questa commedia. A cominciare dalle  notazioni a margine,  quelle nelle didascalie per cui Pirandello diverrà famoso,  non direttamente percepibili sulla scena dunque, e nei piccoli dettagli che Pirandello coglie dei personaggi minori (il latino che il figlio della sua amante conosce meglio degli scolari cui Paolino dà ripetizione) la sfrontatezza (ma anche l'attaccamento a padrone) delle governanti (di casa Perella e di quella del professore). La farsa serve a criticare con ironia l'ipocrisia di una società che tollera la bigamia dell'uomo ma non tollererebbe l'adulterio della donna per cui Pirandello crea una situazione nella quale l'amante è costretto a gettare la sua donna tra le braccia del marito... Quando il professore apprende con sollievo ma anche con dolore  che la signora Perella ha fatto l'amore col marito per ben cinque volte,  Pirandello (che nella didascalia scrive con stupore che è quasi terrore) non dimentica di descrivere lo sgomento dell'uomo, mostrando così, dietro la farsa, il dramma dell'uomo. Ma certo il centro della commedia è la farsa, alla quale Pirandello dedica tutto il suo genio con situazioni spassosissime e di genere. Gianni Pontillo direttore artistico del Teatro Dafne di Ostia (Roma) nonché interprete principale della commedia privilegia questo aspetto. Elimina un personaggio (in realtà di troppo), per non appesantire l'organico  sopperisce con un elegante escamotage alla doppia governante fondendo i due ruoli nello stesso personaggio (interpretato dalla brava Roberta Felici), semplifica il numero (e l'estrazione sociale e anagrafica) dei due studenti del professore (nell'originale di 17 e 18 anni,  un buzzurro trentenne sedicente marinaio nella versione di Pontillo) ma la materia comica tutta pirandelliana è talmente viva che Pontillo può permettersi di aggiungere gag tipiche della farsa (e del vaudeville) senza stravolgerne minimamente l'impianto narrativo riuscendo anzi a rafforzarlo. Eliminate certe notazioni drammatiche, sociali, del testo Pontillo appronta una commedia farsesca senza cadute di gusto (con l'unica eccezione del marinaio troppo caricaturale) con una messinscena semplice ed elegante, rendendola  per quel che è una commedia di genere, ben allestita, meglio recitata (tutti bravi a cominciare da Deborah Cascioli tremendamente in parte) con una distribuzione dei ruoli azzeccata (anche quella del giovanissimo Nonò) mentre il bravo innatamente comico Pontillo lascia a ogni attore il suo spazio (Pontillo è un inter pares, cosa rara nel teatro italiano...) una scena aggiunta (la pantomima della fetta di torta drogata contesa tra il piccolo Nonò, la governante e il Marinaio) funzionale al  teatro di intrattenimento (lo diciamo senza malizia) che caratterizza  il cartellone del teatro da lui diretto. Un teatro ben inserito nel quartiere, frequentato da spettatori fidelizzati, ai quali Pontillo presenta un lavoro  onesto e niente affatto presuntuoso (a differenza di tante letture alternative delle commedie pirandelliane) che va apprezzato per la sua genuina semplicità. In scena a fino al 28 febbraio.
Visto il 04-02-2010
al Dafne 1 di Roma (RM)