Nella vita certi treni passano una volta sola, altri, con frequenza giornaliera; qual è quello giusto? Quello dell’occasione oppure della regolarità? a saperlo, non faremmo certe domande a noi stessi. Ad esempio, quante volte ci siamo detti: “Ma che ci faccio io qua?”; innumerevoli. E come abbiamo reagito? Nella maniera più semplice, anzi, banale e prevedibile: andando via, allontanandoci, per non provare più imbarazzo o sentirci di troppo, per respirare un’aria nuova. Dopotutto, se il vestito comincia ad andare stretto è inevitabile cambiarlo.
È qui che inizia il racconto di un uomo generoso e genuino, interprete di un mondo in cui irrequietezza e noia sono facce della stessa medaglia. Decide di scrivere un nuovo capitolo della sua vita e, nonostante sia legato alla sua terra, sente che il mondo non è statico ma in continuo movimento.
Questo vortice di curiosità misto a conoscenza lo porta a Milano, la città dove i sensi percepiscono migliaia di voci, un condominio di voci, come direbbe il protagonista.
Ma, la città non è il paese; nella moltitudine di genti che si affannano frettolose a consumare la loro esistenza, un uomo del sud, è felice di essere invisibile, di non essere conosciuto, di vivere nell’anonimato. Ma, anche a Milano bisogna stabilire dei rapporti di umana natura, non si può restare isolati in un mondo dove sei un infinitesimo puntino.
Ecco l’idea; visto che qualche relazione bisogna pure stabilirla, decide, allora di provare con il Car pool, la condivisione di un mezzo di trasporto con altri individui, con la speranza di riuscire a scambiare anche due chiacchiere. Saranno i suoi modi, ormai milanesi, di diffidenza verso gli altri, sarà il fatto di aver trovato un compaesano logorroico e invadente, l’esperienza non è delle più felici.
Decide di tornare a casa, ma non perché sente nostalgia, ama viaggiare, arrivare nelle stazioni e vedere gli altri che, come lui, prendono il treno. Osserva la gente che si mischia in un variopinto mosaico di corpi, colori e sogni. Non può tornare indietro, non vuole dare la soddisfazione al paese di poter dire che lui ha sbagliato ad andare via.
No, nessuna soddisfazione, quale può essere la soluzione? Londra, dove c’è Alison, la sua pen friend. Di nuovo in viaggio, verso il suo sogno. Il treno arriva e un puntino in un infinitesimo mare di puntini, cerca l’amore di una vita. Peccato che nessuno conosca Alison, Londra non è il paese. Il suo corpo sprigiona rabbia, il suo animo è ferito, deve sfogare la delusione e lo fa combattendo contro l’aria, muovendo le braccia in una danza rituale, chinando il capo al suolo e chiudendo gli occhi, seguendo il ritmo sfrenato della chitarra elettrica del suo cuore. Cade al suolo.
Milano, stazione centrale; in treno ha sognato Alison, ma la realtà lo ha sopraffatto, i sogni sono come un viaggio, iniziano e terminano. Ma, alla fine dei conti, perché è partito? Non lo ricorda più. Non c’è un vero motivo, chissà cosa sperava di trovare. Il suo mondo è dove i suoi piedi calpestano il suolo, le sue mani afferrano un giornale, i suoi occhi vedono il mondo, le sue orecchie sentono le voci. Se il mondo gira, prima o poi la sua casa dovrà pur passare.
Milano - Teatro della Contraddizione – 13 dicembre 2007
Visto il
al
della Contraddizione
di Milano
(MI)