Un Macbeth scabro, asciutto, essenziale quello che ha debuttato al Teatro Sociale a conclusione della stagione di prosa del Centro Teatrale Bresciano.
Franco Branciaroli, nella doppia veste di regista e protagonista, ha scelto di concentrare la sua attenzione sulla parola anziché sull’azione, ponendo in primo piano il testo shakespeariano, presentato nella bellissima traduzione di Agostino Lombardo.
La recitazione è declamata, a volte antinaturalistica, a tratti enfatica, al punto da sembrare più al servizio del testo che del personaggio, impressione rafforzata dalla scelta di tenere alcune parti -nello specifico le streghe e due monologhi della Lady- in inglese sovratitolato.
Il dramma si svolge in un ambiente completamente nero, progettato da Margherita Palli, all’interno del quale poco o nulla è concesso alla spettacolarizzazione: nessun accompagnamento musicale, luci glaciali di Gigi Saccomandi, cambi scena scanditi da un sipario nero che cala come una ghigliottina, movimenti sempre misurati. Lo stesso clangore delle armature dei soldati nella foresta di Birnam è sostituito dal tintinnio di bicchieri da cocktail.
I bei costumi di Gianluca Sbicca non permettono una precisa collocazione storica: casacche e stivali richiamano le divise militari della prima guerra mondiale, ma armature e pellicce rimandano ad un più cupo medioevo. Interessante a questo proposito la contrapposizione tra la barbarica Scozia, in cui lo stesso re si abbiglia con pelli di lupo e le streghe hanno barbe formate da rivoli di sangue, alla più luminosa ed evoluta Inghilterra in cui si rifugiano Malcolm e MacDuff, caratterizzata da immagini che rimandano alla rivoluzione industriale.
Branciaroli domina la scena sfoggiando la sua ricchissima tavolozza di colori e sfumature con cui crea un Macbeth tormentato ed insicuro, goffo e a disagio nei paramenti regali troppo ingombranti per lui. Al suo fianco Valentina Violo è una Lady volitiva che può acquisire maggiore incisività.
Nel resto del cast spicca il Banquo del bravo Enzo Curcurù, al quale si affiancano lo stentoreo Malcolm di Tommaso Cardarelli, il MacDuff di Fulvio Pepe, il Duncan di Giovanni Battista Storti, il Ross di Stefano Moretti. E il Lennox di Livio Remuzzi.
Al termine applausi per tutti, con punte di entusiasmo per Branciaroli.
Prosa
MACBETH
L'essenzialità del male
Visto il
11-05-2016
al
Sociale
di Brescia
(BS)