Lirica
MACBETH

Macbeth duro ed efficace

Macbeth duro ed efficace

Il teatro Comunale di Modena ha voluto festeggiare l’unità d’Italia mettendo in scena una delle opere di Verdi che maggiormente esprimono il suo impegno risorgimentale per l’unione della penisola e l’avversione per le potenze straniere che occupavano ancora parte di essa. Questo Macbeth, nella regia di Giancarlo Cobelli, vide la luce proprio nel 2001, anno del centenario della morte di Verdi e centoquarantesimo dell’unità d’Italia. Uno spettacolo che ancora oggi, a distanza di dieci anni, non sembra aver subito nessun invecchiamento.

Cobelli ha costruito uno spettacolo di estrema intelligenza e raffinatezza visiva e tecnica. Il tema centrale della sua originale (ma nello stesso tempo nella linea classica tradizione) è il male: il male è nell’uomo, l’uomo cerca il male e agisce di conseguenza. L’interpretazione è quasi cristiana: il demonio (che compare in scena con tanto di corna e ali) si insinua negli istinti più bassi dell’uomo cercando di vincere ogni suo anelito al bene, rappresentato dalla croce redentiva che Duncano, il saggio re, tiene in mano. Duncano perciò è vinto e ucciso da questo male che è personificato da Macbeth e dalla moglie: il male vince sul bene. Anche al termine, quando il male sembra essere sconfitto e Malcom riprende la croce del padre per regnare in saggezza e bontà, è il diavolo che gli porge la corona. Difficile vincere il male. Macbeth e Lady Macbeth perciò non sono che strumenti del Male, un male che non ha epoca ne' confini. E in questa loro incapacità di reagire alle lusinghe infernali del potere non sono diversi dagli altri tiranni che hanno attraversato la storia e lo stesso Malcom potrà continuare in questa scia se non tiene salda la croce del Bene che gli è stata trasmessa dal padre.

L’ambientazione di Cobelli è atemporale, ma rende perfettamente bene l’epoca barbarica in cui il re di Scozia visse. I cantanti/protagonisti sono attorniati dal coro tutto vestito di nero, fisso ai lati, lasciando lo spazio del palcoscenico vuoto e incentrato sui protagonisti e sui mimi che agiscono secondo le scene, nascosti dietro un velo trasparente. E come accade sovente nei lavori teatrali del regista milanese, un significativo ruolo simbolico e iconografico lo ricopre il nudo; infatti si è servito del consueto supporto visivo: nudi, amplessi, macchie di sangue, che hanno reso la scena efficace e affascinantemente cruda. Tra barocche apparizioni di un inferno macabro e grottesco, tra presenze spettrali che agitano e squassano notti e giorni senza sonno, tra funi, botole che si aprono e si chiudono, il Macbeth di Cobelli avanza verso il suo annientamento. Al suo fianco una Lady primitiva, nevrotica, infelice, in un' ambizione che si spegne nell'ossessione. Intorno a loro spettrali apparizioni e sinistra realtà.

L'opera si apre e si chiude con una carneficina, con il "caos", quindi, nel quale troneggia il demonio, il male: visivamente appagante il sabba delle streghe con un groviglio di corpi nudi morti e il diavolo sospeso in aria. Macbeth poi si ritrova solo, in attesa di incontrare la morte, travestita nei rami ghiacciati della foresta che si muove, penetrando da ogni parte la scena che si rompe, si inclina. In tutto questo agisce con lucida follia Lady, la vera protagonista, che fin dall’inizio invoca le forze infernali in suo aiuto.
Belli e adeguati anche i costumi di Carlo Diappi (che ha curato anche le scene).

La direzione del maestro Aldo Sisillo, direttore artistisco del teatro modenese, non è mai ridondante ma pacata, ferma, una lettura molto intimista che rende efficacemente l’animo dei personaggi.
In scena un cast piuttosto giovane ma che ha dato una buona prova. Nel ruolo del titolo il baritono Dario Solari: scenicamente di ottima presenza, voce discreta ma non omogenea nei registri, sicuro negli acuti, meno nelle noti basse. Susanna Branchini è stata una Lady efficace, volitiva, con voce sicura e pastosa: la cantante, immersa totalmente nel ruolo, ha dato un’interpretazione carica di emozioni. Bravo Pavel Kudinov (Banco) e Roberto Iuliano (Macduff): entrambi hanno reso con grinta e sicurezza i loro ruoli.
Ottima prova per l’Orchestra regionale dell’Emilia Romagna e per il coro Lirico Amadeus del teatro Comunale di Modena, diretto dal maestro Stefano Colò.
Una menzione anche ai tanti figuranti e mimi in scena, che hanno saputo dare all’opera un sapore drammatico e sensuale nello stesso tempo.

Successo di pubblico in un teatro esaurito.

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