Lirica
MACBETH

Macerata, arena Sferisterio, …

Macerata, arena Sferisterio, …
Macerata, arena Sferisterio, “Macbeth”, di Giuseppe Verdi MACBETH NELLA GABBIA DEI POTENTI Il luogo in cui giocano i Potenti è una gabbia: un trono rosso lacca si staglia contro volute di fumo in un'atmosfera asfittica di intrigo, piena di presagi cupi e notturni. La raffinata messa in scena di Pier Luigi Pizzi, autore di regia, scene e costumi, è giocata efficacemente sui toni del rosso e del nero e su stoffe lucide plastificate che riverberano le proiezioni luminose dei riflettori (curate da Sergio Rossi). I guanti rossi creano immagini particolari ed interessanti, le braccia che si muovono vorticosamente in moti circolari appaiono saettanti come lingue di fuoco, un fuoco inestinguibile nell'animo di chi ha sete di potere. Ma le corone sono irte di punte e Macbeth e la sua Lady pagheranno caro l'assassinio del re e la brama di dominare, la loro innata necessità di essere potenti. Una necessità vitale che li porta a perdere la vita. Il coro femminile è inchadorato in chador, lunghi mantelli neri completi di cappucci, tutti neri oppure con squarci di rosso per le streghe, mentre i mimi si muovono come demoniache presenze con fare serpentino, iguane carnivore assetate di sangue che tramano nell'ombra e alle spalle. La regia è attenta alle indicazioni del libretto, con una notevole capacità di muovere e sistemare le masse in palcoscenico e con effetti di grande presa visiva. Daniele Callegari ha diretto ottimamente l'Orchestra Filarmonica Marchigiana, di meglio non si poteva: raramente si è ascoltato un suono così pieno e deciso, una così perfetta simmetria tra le parti intime e quelle più roboanti, con attenzione alle sfumature ed alle vibrazioni strumentali, di cui la partitura è infarcita. Tutte le sezioni sono state tenute perfettamente sotto controllo e gli archi hanno prodotto un suono morbido e vellutato. Callegari ha dimostrato anche di sapere condurre e uniformare buca e palco. Il coro lirico marchigiano, preparato da David Crescenzi, ha avuto qualche sbavatura negli attacchi ma nel complesso la prestazione è più che soddisfacente. Macbeth e Lady Macbeth sono due ruoli che richiedono grande maturità nella voce. Olha Zhuravel è una erinnica Lady, flessuosa e infingarda come un gatto, che nel quarto atto incanutisce improvvisamente, una figura molto efficace, dalla voce potente e piena ma con il registro centrale opaco e senza le sfumature che la parte richiede. Giuseppe Altomare, che ha sostituito pochi giorni prima del debutto l'indisposto Vittorio Vitelli, è un Macbeth di grande presenza scenica che si muove con destrezza ma la cui voce, scura e pastosa, ha poche delle tante nuance che Macbeth offre. Convincenti il Macduff di Rubens Pellizzari ed il Banco di Pavel Kudinov, poco incisivo il Malcom di Jean Pierre Guido. Con loro Alexandra Zabala (la dama), Luca Dall'Amico (il medico) e William Corrò (un domestico e l'araldo). Le apparizioni sono affidate ai Pueri Cantores Zamberletti di Macerata. Il lungo assolo musicale nel terzo atto e parte del quarto sono occupati da balletti, su coreografie di Gheorghe Iancu, che ha pensato a figure roteanti e saettanti. La solista è Anbeta Toromani, giovane e talentuosa albanese, molto conosciuta da certe platee televisive. Balletto particolarmente apprezzato dal pubblico, freddo nel corso della recita, plaudente alla fine, soprattutto per Callegari e Pizzi. Nell'intelligente finale un bambino, seduto ai piedi del trono, si rigira quella corona irta di punte fra le mani come se fosse un giocattolo con cui non sa che fare: evidentemente il potere è un gioco adults only, riservato agli adulti. Visto a Macerata, arena Sferisterio, il 26 luglio 2007 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Arena Sferisterio di Macerata (MC)