Lirica
MACBETH

Martini: un surrealista per Macbeth

Martini: un surrealista per Macbeth

Il Ravenna Festival 2013 ha dedicato al bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi tre nuovi allestimenti delle opere che il Maestro di Busseto ha tratto da altrettanti lavori di William Shakespeare. Dopo il successo dello scorso autunno con la Trilogia popolare, con cui il Ravenna Festival aveva anticipato le celebrazioni del bicentenario verdiano, si chiudono queste stesse celebrazioni proponendo Verdi & Shakespeare, una Trilogia d’Autunno dedicata a Verdi e Shakespeare che conclude Ravenna Festival 2013 e presenta uno dopo l’altro i tre grandi capolavori nei quali il genio teatrale del grande musicista italiano viene esaltato dall’incontro con le opere del più grande drammaturgo della storia: Macbeth, Otello e Falstaff.

La regia è di Cristina Mazzavillani Muti ma frutto del lavoro di equipe. L’idea di partenza è quella del solco della tradizione ma con qualcosa di innovativo, originale e mai banale. Dalla semplicità della nuda scena prende vita questo Macbeth, dove convivono le due dimensioni che hanno caratterizzato questo Festival: l’affascinante contrasto tra luce e oscurità e la spettacolare forza delle proiezioni. La regista si affida – per le immagini che fanno da sfondo alla scena – ai lavori grafici di Alberto Martini (1874 – 1956), pittore e incisore, precursore del movimento surrealista e che aveva illustrato nel 1911 una edizione dell’omonima opera shakespeariana. L’opera apre appunto con la proiezione di un'immagine di Martini tratta dal canto terzo dell’Inferno, in cui appare la barca con le anime dannate, significativa evocazione del destino di Macbeth. Le immagini di Martini riempiono tutta l’opera, in un coinvolgente bianco – nero che immerge profondamente nel senso più cupo dell’opera verdiana. Le illustrazioni del pittore si esprimono al meglio al momento delle visioni del protagonista, in cui compaiono volti tetri e scarni di una coinvolgente drammaticità. La caratterizzazione dei personaggi ha fatto il resto: un Macbeth debole e una Lady illusa e crudele. Eccellente le scene dei sabba delle streghe, rese con cruenta e cruda poesia, grazie anche alla bravura dei ballerini. Molto buona anche la gestione delle masse in un’opera in cui il coro ha una parte notevole. Fondamentale l’intervento del light designer Vincent Longuemare. Appropriati e belli i costumi di Alessandro Lai.

La direzione del maestro Nicola Paszkowski è stata in linea con la partitura verdiana, mostrando sicurezza e una buona guida per l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, ma anche alcuni punti oscuri, soprattutto nel calcare la mano in una eccessiva sonorità.

Il giovane cast ha cercato di dare il meglio di sé in parti vocalmente ostiche anche per cantanti più navigati. Nel ruolo del titolo Evez Abdulla, pur dando una ottima interpretazione scenica e psicologica del personaggio, dimostra di non essere pienamente all’altezza da un punto di vista vocale: oltre ad una migliorabile dizione, ha presentato alcune imprecisioni ritmiche, dovute senza dubbio alla difficoltà del ruolo. Vittoria Ji Won Yeo è stata una eccellente Lady Macbeth, non solo per la grande forza caratteriale che ha saputo dare al personaggio, ma anche per la bella voce dal timbro importante, dal colore piacevole e dagli acuti sicuri. Il Banco di Andrej Zemskov è stato visivamente accattivante per la grande presenza scenica, ma vocalmente poco incisivo. Giordano Lucà in Macduff ha dato prova di una voce squillante, omogenea e aggraziata, come già dimostrato nella precedente edizione del Ravenna Festival; da migliorare la recitazione. Tra i numerosi comprimari da segnalare la voce bianca di Pierfrancesco Venturi, nella Seconda apparizione. Discreta la prova del Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto dal maestro Corrado Casati.

Teatro Alighieri pieno, con numeroso pubblico giovane, che ha apprezzato e applaudito lo spettacolo e i cantanti, soprattutto Vittoria Ji Won Yeo.

Visto il
al Alighieri di Ravenna (RA)