Prosa
MACBETH

Un atteso ritorno al teatro L…

Un atteso ritorno al teatro L…
Un atteso ritorno al teatro Libero di Milano: a distanza di 3 anni torna il Macbeth di Corrado D’Elia. Nella stagione 2004-5 lo spettacolo ha avuto un successo che ha trovato concordi la critica e il pubblico. A maggior ragione grande è l’attesa che segna questo ritorno in scena, lo dimostra il fatto che la sala sia piena dalla prima sera e si prospetta un overbooking anche per le prossime rappresentazioni. Così il teatro Libero riesce ad avere un ottimo riscontro di pubblico, in luglio, a Milano. Parrebbe una impresa impossibile, in realtà il merito è di questa comunità artistica che nel tempo è riuscita a conquistare il pubblico e coinvolgerlo. Il Macbeth viene considerato uno dei testi teatrali più difficili, una vera sfida per chiunque voglia cimentarsi con un testo di sicuro effetto, ma dalle enormi possibilità interpretative. In questa rappresentazione la trama shakespeariana è mantenuta inalterata dal regista, anche interprete il ruolo principale, nonstante il testo sia stato profondamente modificato. Innanzitutto la tragedia viene rappresenta in un unico atto, con un unico scenario che si svolge nella grotta delle streghe. Quindi è in un unico spazio e in un’unica scena che si svolge il dramma. Quando appaiono in scena Macbeth e la sua Lady, sono come le fiammelle di un girone di dantesca memoria. La caverna accoglie i messaggi delle streghe, destinati a sconvolgere il pensiero e l’indole. Le profezie, infatti, possono influenzare negativamente l’animo umano, possono tramutare un uomo normale in un individuo assetato di potere e disposto a tutto pur di ottenere la regalità promessa. E’ proprio Lady Macbeth, moglie appassionata e sacerdotessa del male, ad avviare il marito verso il rito sacrificale dell’omicidio e lei stessa viene a sua volta catturata dal male che rende folle per la bramosia di potere e perduta per sempre dal suo orgoglioso atto di superbia. Così Macbeth, inconsapevole e impotente vittima sacrificale, rimane solo ad affrontare apparizioni e profezie, perduto in un crudele supplizio. Nel gioco infernale dell'autodistruzione mentale non sappiamo se sia davvero è Macbeth ad uccidere o sia vittima egli stesso di uno stato di trance. La dimensione è onirica e orrifica quasi fossimo di fronte ad un incubo, nel quale le presenze demoniache si agitano sulla scena, illuminate da fasci di luce bianchi e istantanei. La paura prende forma e si insinua nei meandri dell'ambizione, divora dall'interno e uccide; nell'accondiscendere all'avverarsi della profezia l’ambizione, avvolta su se stessa, distrugge e divorare l’animo umano. I demoni tentatori hanno intercettato una vittima predisposta a realizzare l'evento predetto e il disegno si compie quando l'ambizione di Macbeth ha il sopravvento sul libero arbitrio, che potrebbe salvarlo dalla dannazione eterna. Il luogo è uno spazio scenico nudo, un labirinto nero dove la luce del giorno non arriva mai a rischiarare le tenebre. Il sapiente gioco di luci, tanto buio e ombre avvolge la platea e il palcoscenico, attori compresi. Un uso magistrale del chiaroscuro permette alla storia di svilupparsi nella quasi totale oscurità, creando anche una forza recitativa che illumina con maggiore intensità ogni momento di particolare pathos. L’illuminazione serve anche come strumento introspettivo per meglio rappresentare la psiche di Macbeth e il suo stato d’animo. Il viaggio termina quando tutto si è compiuto, quando non è più possibile tornare indietro. E Macbeth è sconfitto, moralmente e mortalmente. Milano, Teatro Libero 3 luglio 2006
Visto il
al Libero di Milano (MI)