L’allestimento di Madama Butterfly del Teatro del Giglio di Lucca ha chiuso la stagione lirica del Teatro Comunale di Modena, affidato alla regia di Sandro Pasqualetto con scene e costumi di Christoph Wagenknecht realizzati per il centenario dell’opera. Pasqualetto sposta l’ago della bilancia sul rapporto Butterfly - Pinkerton, due persone che, nonostante le dichiarazioni di amore, rimangono due perfetti sconosciuti, estranei appartenenti a mondi e culture diversi. Cio Cio San è veramente sola e isolata nella sua scelta; anche i parenti, che compaiono nel primo atto, rimangono in fondo alla scena, senza minimamente interagire al momento di festa: un fatto che non li riguarda. La stessa tragica fine non è altro che il prezzo che lei deve pagare alla società giapponese per avere trasgredito ai rigidi schemi che la compongono. Purtroppo Pasqualetto sembra non avere concretizzato ciò che intendeva fare ed esplicitato nelle note di regia, la quale appare troppo statica e priva di originalità; gli stessi cantanti sembrano lasciati soli a se stessi. Solo nel finale alcuni guizzi di originalità compaiono per sottolineare non solo la solitudine degli affetti della protagonista ma anche il suicidio voluto dalle circostanze esterne alla volontà di Butterfly che esita fino all’ultimo a compiere il gesto estremo. Belle le scene, essenziale la casa a soffietto, ma funzionale ed efficace, nessun fronzolo, che rifletteva l’idea “pulita” di questa produzione.
Non passa inosservata la appassionata direzione di Valerio Galli, alla guida di una non sempre perfetta Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna. Il giovane direttore partecipa il pubblico del dramma di Butterfly con un pathos che non deborda in sentimentalismi inutili, ma riesce a essere essenziale e a far emergere le varie coloriture dello spartito pucciniano: la lettura è lucida, precisa, con suoni ben amalgamati.
Regina della serata è indubbiamente Amarilli Nizza, che di Cio Cio San ha fatto il suo cavallo di battaglia: la cantante milanese è impareggiabile nel suo essere dentro il personaggio; il timbro è solido e omogeneo e riesce con dote rara a dare un taglio drammatico completo; non si può tralasciare il fraseggio che dimostra la grande artista dando alla voce una espressività fresca ed emotiva; largamente applaudita a scena aperta, la Nizza rende appieno una Butterfly timida e tenera ma altrettanto risoluta e dignitosa. La grande potenzialità vocale di Vincenzo Costanzo in Pinkerton urta contro il suo uso impreciso della voce: è un Pinkerton giovane e appassionato, un po’ impacciato in scena, ma riesce sviscerare una interessante coloritura e acuti voluminosi; sicuramente il suo Addio fiorito asil riscatta ampiamente qualche imprecisione del primo atto. Mansoo Kim stupisce sempre per la sua bella voce baritonale, pulita, brunita e pastosa; il personaggio di Sharpless lo compenetra pienamente e fa emergere il suo accurato fraseggio. Un valido Goro, efficace e non troppo caricaturale, mette in luce la professionalità di Luca Casalin. Pienamente nel personaggio di Suzuki, Nozomi Kato unisce alla presenza scenica anche una voce limpida e incisiva. Tra i molti comprimari meritano indubbiamente una menzione Alessio Verna (Yamadori e Yakusidé) e Cristian Saitta (lo zio Bonzo) per le belle voci corpose e di spessore. Bravo il Coro del Teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati, che ha dato una prova eccellente nel coro “a bocca chiusa”.