Lirica
MADAMA BUTTERFLY

La ''Butterfly'' di/con Delbono

La ''Butterfly'' di/con Delbono

A distanza di due anni dal debutto, la Madama Butterfly di Pippo Delbono torna sulle tavole del San Carlo. Nato per la prima ‘stagione estiva’ del teatro partenopeo, lo spettacolo è caratterizzato dall’estrema asciuttezza dell’impianto scenografico, firmato da Nicola Rubertelli. L’intera azione si svolge in un vasto ambiente immacolato che a tratti può ricordare il cortile assolato di una caserma. Con l’uniforme essenzialità del contenitore contrasta però la foggia decisamente tradizionale dei costumi, disegnati da Giusi Giustino in tipico stile nipponico.

In questo spazio ibrido, a metà tra minimalismo e oleografia, Delbono fa irruzione spesso e volentieri con un impeccabile smoking. Ma se nel 2014 le sue incursioni erano caratterizzate da una fisicità prorompente e sfrontata, fatta di mimo, di danza e di gesticolazione esagitata, oggi egli appare come un discreto maggiordomo impegnato ad aprire e chiudere le numerose porte d’accesso al vasto non-luogo che ospita l’azione, oppure come un testimone impassibile che registra in silenzio i picchi e gli snodi della triste vicenda della fanciulla-farfalla. Soltanto verso la fine della rappresentazione gli si affianca il fido Bobò in abiti disperatamente clowneschi, più vecchio, più debole, più incerto nel movimento.

Già poco persuasiva al suo primo apparire, la formula ideata da Delbono è parsa ancor meno efficace in questa stanca riproposizione. Le sue apparizioni in scena non hanno più il sapore della novità e il fascino della sorpresa; d’altra parte, i movimenti dei protagonisti e delle masse si sviluppano in modo prevedibile e convenzionale. Non si può dunque biasimare il pubblico napoletano se, al momento di salutare gli artisti al termine della performance, ha riservato al regista manifestazioni di civile ma netto dissenso.

È stato invece giustamente applaudito Pinchas Steinberg, che ha guidato con sicurezza l’orchestra del San Carlo e ha trovato una buona intesa con i cantanti. L’esperto direttore israeliano è riuscito a evidenziare le risonanze e le segrete corrispondenze che percorrono la partitura pucciniana e ha fatto risaltare la preziosa varietà degli impasti timbrici in quella disseminati.

Svetla Vassileva ha interpretato con bravura il ruolo di Cio-Cio-San mettendo in risalto le complesse sfaccettature del personaggio. Molto buona dal punto di vista vocale è risultata la prova di Aquiles Machado, un Pinkerton ora scanzonato, ora appassionato e ora dolorosamente attanagliato dal rimorso. Notevole nel canto e nella recitazione è parsa Rossana Rinaldi, che ha tratteggiato in modo appropriato il carattere di Suzuki. Uno speciale plauso merita Luca Grassi, perfettamente a proprio agio nei panni del console Sharpless.

Visto il 20-07-2016
al San Carlo di Napoli (NA)