Lirica
MADAMA BUTTERFLY

La vittoria della tradizione

La vittoria della tradizione

Scena fissa, allestimento minimalista, rispetto scrupoloso di quanto dettato dal libretto e un meccanismo registicamente ben oliato per la Madama Butterfly prodotta dal Teatro Verdi di Trieste nel 2005 e riproposta quest’anno dal Circuito Lirico Lombardo: un paio di pannelli scorrevoli a ricordare la casa “a soffietto”, uno schermo per le poche proiezioni posto sul fondo del palcoscenico, un ramo di ciliegio e tutte le oleografiche giapponeserie del caso, con qualche caduta di gusto, come nel caso della rappresentazione quasi caricaturale dello Zio Bonzo che fa la sua apparizione indossando un costume sgargiante munito di due enormi bandiere infilate dietro la schiena. La versione dell’opera messa in scena è quella bresciana del 1904, leggermente diversa da quella definitiva del 1907, una variante che sottolinea maggiormente lo scontro culturale fra il Giappone del parentado di Cio-Cio-San e la spacconeria positivistica di Pinkerton che quel Giappone deride, e che al contempo getta nuova luce sulla figura di Kate Pinkerton facendole tentare un approccio quasi conoscitivo con la rivale.

Efficacissima le direzione dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali ad opera di Giampaolo Bisanti che, a fronte di una ricerca volumetrica generalmente piuttosto sostenuta, è in grado di sottolineare con vera arguzia dinamiche e colori della partitura: il gesto è vibrante e deciso, minuziosa l’attenzione alla ricercatezza timbrica, fortissima la tensione drammatica sul finale.

Cellia Costea è una Cio-Ciao-San matura e padrona della scena, l’emissione è solida e corposa e, a fronte di qualche leggera sbiancatura nel registro grave, l’acuto corre e squilla sicuro con vibrante intensità. Timbro caldo, piacevolissimo e particolarmente adatto al ruolo per Giuseppe Varano che veste i panni di F.B. Pinkerton; il volume non risulta però sempre adeguato e la voce appare piccola, soprattutto nei centri, con un notevole riscatto nel registro superiore ove si apprezza la naturalezza dell’emissione. Ottima la Suzuki di Giovanna Lanza, perfetta sulla scena e vocalmente irreprensibile, dotata di uno strumento ricco di colori e sfumature che utilizza in maniera tecnicamente ineccepibile. Insinuante e sinuoso il Goro di Saverio Pugliese dotato di una vocalità di tutto rispetto. Con loro la pallida Kate Pinkerton di Annalisa Sprovieri, il tonante Zio Bonzo di Manrico Signorini, lo Sharpless di Domenico Balzani, il Principe Yamadori di Antonio Barbagallo. Di alto livello la prova del Coro del Circuito Lirico Lombardo, ottimamente preparato dal maestro Antonio Greco, che ha dato il meglio di sé nel coro a bocca chiusa, eseguito con rara intensità senza alcuna sbavatura.

Visto il
al Fraschini di Pavia (PV)