Lirica
MADAMA BUTTERFLY

Madama Butterfly rivista da Stefano Monti, dopo tanto girare fa ritorno a casa

Madama Butterfly
Madama Butterfly © Rolando Paolo Guerzoni

A suo modo un classico, questa produzione di Madama Butterfly interamente a firma di Stefano Monti vide la luce al Teatro Comunale Pavarotti Freni di Modena nel 2003. E ora vi fa ritorno quale secondo titolo della stagione 2022/23, dopo aver girato molti palcoscenici: l'ultimo a maggio scorso, era quello dell'Opera di Bilbao. Segno del suo valore intrinseco – accresciuto da un continuo affinamento, se ben ricordiamo la primigenia stesura - e di un perdurante interesse del pubblico.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Spettacolo gradevole, bacchetta sagace

Perché non solo contano la sobria scenografia, ed alcuni sapienti tocchi evocanti un Giappone stilizzato e fiorito, alieno da eccessivo folklore, né solo i costumi ben disegnati, tutto sotto l'insegna d'una funzionale consuetudine. Ma sopra tutto una perspicace regia, che fa parco uso di stilemi orientalizzanti, che cura a perfezione la singola gestualità – in particolare quella di Cio-Cio-San, qui una credibilissima Vittoria Yeo - e che impone un serrato ritmo di crescente drammaticità alla vicenda. Con l'ausilio imprescindibile, ovviamente, delle magiche luci di Eva Bruno.

C'è poi sotto un'altra regia ancor più basilare, ed è quella musicale che dobbiamo ad Aldo Sisillo, a capo dell'Orchestra Filarmonica Italiana. Padrone assoluto della partitura, ci consegna una concertazione scolpita a tutto tondo, drammatica ed incalzante, spesso nervosa e pulsante, sempre appassionata e palpitante. Senza trascurare un concentrato risalto alle piccole e grandi preziosità strumentali di cui è costellata la partitura pucciniana; e senza far mai mancare un vigile sostegno al palcoscenico.

Una farfalla che vola molto in alto

E' una Cio-Cio-San assai convincente quella che ci offre Vittoria Yeo, dominatrice assoluta d'una parte faticosa quant'altre poche: la solida condotta tecnica sfocia in un canto, omogeneo e naturale nell'intero registro sopranile. Voce non 'grande', se si vuole, ma ricca di armonici, e che le permette varietà ed intensità d'accenti; e che tramite un fraseggio accuratissimo e tragicamente incisivo, sfocia in una scansione delle parole consapevole ed intrisa di drammaticità, in una gestualità d'attrice, nella quale persino gli sguardi hanno il loro peso. Un'interpretazione impressionante, insomma, tutta in crescendo, sino a culminare in un «Tu? Piccolo Iddio!» di sconvolgente virulenza.

Da parte sua anche Diego Cavazzin porta in dono un Pinkerton persuasivo e verosimile, forte d'una vocalità calda, generosa ed espansiva, e sostenuto da una linea interpretativa convinta, fine ed espressiva. Pregio, quest'ultimo, che ritroviamo pure nell'ottimo Sharpless di Sergio Vitale, valida figura baritonale nella quale vanno a braccetto buon canto, bel fraseggio, gradevolezza d'emissione.


Loro degni fiancheggiatori risultano Saverio Pugliese, uno scattante, misurato, mai troppo affettato Goro; l'efficacissima Suzuki di Nozomi Kato; il veemente Zio Bonzo di Cristian Saitta; e lo Yamadori di Chao Liu. E poi Nicola Zagni (Yakusidé), Marcandrea Mingioni (Commissario imperiale), Matteo Monni (Ufficiale di registro), Francesca Mercuriali (Kate Pinkerton).

Il Coro Lirico di Modena diretto da Stefano Colò non è sempre impeccabile, sciupando la chiusura del coro a bocca chiusa. Nella recita intermedia del 29 ottobre il ruolo di Cio-Cio-San è stato coperto da Daniela Schillaci.

La recita è stata registrata ed è disponibile su YouTube (video in fondo alla pagina) e nel portale Operastreaming.
 

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Visto il 30-10-2022