Lirica
MADAMA BUTTERFLY

Un Puccini senza trasgressioni per la “Madama Butterfly”che arriva dalla Romania

Madama Butterfly
Madama Butterfly © Stefano Binci

C'è molta tradizione, e molto rispetto del testo in questa Madama Butterfly, che dopo il recente esordio all'Opera Nazionale Romena di Cluj-Napoca, approda ora al Teatro Comunale di Treviso.

C'è molta tradizione, e molto rispetto del testo in questa Madama Butterfly, che dopo il recente esordio a Jesi – ma prima ancora, a giugno, all'Opera Nazionale Romena di Cluj-Napoca - approda ora al Teatro Comunale di Treviso. In fondo l'unica trasgressione è la nevicata messa ad accompagnare l'inserto strumentale tra II° e III° atto, lasciando infine a terra un tappeto candido che evoca sì una gelida, lugubre atmosfera – la morte di ogni speranza, l'annientamento fisico della protagonista - ma stride con una Nagasaki calda di primavera.

Per il resto, il regista Matteo Mazzoni asseconda fedelmente il libretto, realizzando uno spettacolo senza sviamenti di sorta, che non esonda dall'alveo di un'ossequiosa ortodossia,. Anche se non è magari il primo che rimanda all'antico teatro Nô, allorquando impone le sue ieratiche maschere a tutti i personaggi di contorno.
La scenografia unica di Benito Leonori sarebbe in sé poverella – una piccola casetta “a soffietto” a sinistra, man mano in evidente degrado, ed una serie di grandi pannelli candidi sullo sfondo. Molto incide però la ricca iconografia video proiettata creata da Mario Spinaci, a variare significativamente il climax delle scene. Assai bello anche il disegno dei ricercati costumi realizzati da Patricia Toffolutti.

La Compagnia punta su fresche energie

Ecco due giovani promesse della lirica, ai primi passi sulle scene. Il soprano Silvia Pantani ha già debuttato Cio-Cio-San a Livorno qualche tempo fa, e mostra di saper plasmare un profilo scenicamente credibile. La voce forse non è particolarmente bella, però molto espressiva, con un registro medio acuto ben saldo; e savia ed approfondita la ricerca dei colori e delle gradazioni. Magari stenta un po' all'inizio, ma poi la sua personalità cresce e regala alla fine una figura drammaturgicamente completa.

Esordisce invece nel ruolo il tenore campano Francesco Fortes: mette in campo buone doti di natura, ma per ora non pare sappia amministrarle come si deve. Manca l'esperienza, e si vede: il suo Pinkerton non appare del tutto messo a fuoco, dal punto di vista tecnico, e poco eloquente sul versante musicale; ed anche l'aderenza al personaggio risulta frammentaria. Autorevolezza ed una certa eleganza traspaiono invece dallo Sharpless di Italo Proferisce, console ben modulato e ben recitato; assai poetica e puntuale la Suzuki consegnata da Ilaria Ribezzi; ben tratteggiati il Goro di Claudio Zazzaro, lo Zio Bonzo di Andrea Tabili, lo Yamadori di Dielli Hohxa. Le altre parti di contorno sono affidate a Luca Giorgini (Yakusidé), Katia Di Munno (Kate Pinkerton), Andrea Cutrini (ufficiale di registro), Eleonora Nota (la zia), Carmela Osato (la cugina), So Hyun Lee (la madre).

Una direzione che pecca di teatralità

Una volta salito sul podio dell'Orchestra Filarmonica Marchigiana, David Crescenzi consegna una concertazione volta all'equilibrio, rifinita e precisa, mettendo in atto ragionevoli scelte cromatiche. Però il suo incedere asseconda il metronomo, senza troppi guizzi di fantasia, né pare molto incline a quella concitata scansione drammatica, a quella vivida teatralità che le pagine pucciniane sanno suggerire. Valevole la prestazione del Coro Lirico Marchigiano preparato da Orazio Taglialatela Scafati.

Visto il 25-10-2019
al Comunale Mario del Monaco di Treviso (TV)