Prosa
MADRE CORAGGIO

Recanati (MC), teatro Persian…

Recanati (MC), teatro Persian…
Recanati (MC), teatro Persiani, “Madre Coraggio” di Bertolt Brecht MADRE CORAGGIO, CHE CONFUSIONE.. Negli anni dell'esilio Brecht chiarisce i termini della sua teoria del “teatro epico”: nell'epoca del capitalismo industriale il teatro deve farsi carico dei compiti della scienza sociale; bisogna cambiare le abitudini dello spettatore, che deve assumere il ruolo di osservatore “critico”. Per raggiungere questo scopo Brecht ricorre all'effetto di “straniamento”, che impedisce allo spettatore di immedesimarsi e di lasciarsi suggestionare dalla vicenda drammatica. “Madre Coraggio e i suoi figli” (1939) è una cronaca della guerra dei trent'anni, ispirata a un testo seicentesco sulla figura di una vivandiera che l'astuzia e la vitalità, tese ad approfittare della guerra per lauti guadagni, non salvano dalla rovina economica e familiare. In questa versione de “Gli ipocriti” i figli sono spariti dal titolo e l'attenzione è concentrata sulla protagonista, interpretata da Isa Danieli, che propone una lettura personale ma efficace di Anna Fierling, una donna anziana e pratica, partenopea non tanto nell'accento (solo la ninnananna finale è in dialetto napoletano) quanto nel modo di vivere, concedendosi ai sentimenti e alla disillusione (“in un mondo che è spietato siamo diventati lupi”), bene inserita nel “sistema” (“grazie al cielo c'è la corruzione, dove c'è corruzione anche le sentenze possono essere aggiustate”). Nutrito il cast, tra cui vanno segnalati Alarico Salaroli (il cappellano), Marco Zannoni (il cuoco), Arianna Scommegna (Yvette), Luigi Tabita (il comandante) e soprattutto Xenia Bevitori, una intensissima Kattrin. La regia di Cristina Pezzoli sottolinea il caos non calmo che la guerra porta con sé e produce anche nei comportamenti e nell'animo, ma lascia molti dubbi. Soprattutto la fine, che obbliga a un forzato coinvolgimento diretto del pubblico. Kattrin, invece che salire sul tetto, scende il platea a suonare il tamburo per svegliare i cristiani e metterli in guardia dall'attacco dei protestanti in piena notte. Viene abbattuta da un colpo di fucile sparato dal palco e si accascia tra le poltrone, sopra gli spettatori. Allora Madre Coraggio, vestita di nero e con i capelli canuti, chiede l'aiuto del pubblico per riavere il corpo della figlia. Dopo qualche attimo di sconcerto e incertezza (il pubblico non comprende se sia finzione o vero invito), due spettatori si alzano, raccolgono il corpo e lo depongono ai piedi della Fierling che intona una ninnananna e poi si incammina di nuovo tirando il carro, ormai da sola. La vicenda è scandita da titoli dati ai diversi quadri urlati a turno dagli attori, ma l'azione risulta confusa, anche per il va e vieni degli interpreti. Mi riferisco in particolare al figlio Schweizerkas, Shi Yang, inconfondibilmente cinese, il quale, dopo essere stato ucciso, trascinato e straziato, riappare in altre vesti, ma con quei tratti somatici orientali inconfondibili). La scena di Bruno Buonincontri è fissa, una pedana fangosa in ripida salita verso un fondo di sacchi cuciti insieme stile Burri, con al centro il solito carretto. Ai lati quattro grandi pannelli metallici con squarci al centro vengono percossi per creare sonorità interiori oppure il frastuono della guerra, in modo efficace. Molto belli i costumi di Gianluca Falaschi che rivisitano i cappottoni, visti spesso, in modo personale con tocchi metallici e piumati ed hanno il loro punto di forza nel mix di stracci, trovarobato e infagottamenti. I songs originali di Dessau sono stati sostituiti da interventi di Pasquale Scialò, ballate e rap (un paio eseguiti al microfono a tutto volume), che aumentano il senso di confusione di un allestimento non ambientato nel contemporaneo. Ha convinto poco la rielaborazione del testo di Antonio Tarantino, che parte dalla stessa traduzione di Roberto Menin che Bob Carsen aveva utilizzato per la produzione del Piccolo, protagonista Maddalena Crippa. Tarantino sottolinea il ritorno di attualità delle guerre di religione e dei rigurgiti nazionalistici per denotare il testo con riferimenti espliciti, a Mussolini o a fatti attuali (“siamo tutti in piazza, ma a fare che? E intanto l'immondizia aumenta”) poco rilevanti nell'economia dello spettacolo e che per questo contrastano con l'andamento del testo, come la vicenda di Anna Politovskaja, la giornalista russa “la cui bocca è stata chiusa per sempre in un ascensore”. Invece l'uso di marcati dialettismi credo sia da ricondurre alla confusione geografica dei paesi attraversati da Madre Coraggio durante la recita. Brecht è molto moderno, di per sé “aperto”, anche senza necessità di agganci all'oggi che danno il risultato contrario, sminuendo la portata dell'originale. Madre Coraggio è una pièce politica, uno dei testi più didattici di Brecht: positiva la presenza in sala di tantissimi studenti di scuole superiori, che hanno seguito il lungo dramma con attenzione e partecipazione. Visto a Recanati (MC), teatro Persiani, il 22 febbraio 2008 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Donizetti di Bergamo (BG)