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DIARIO PERPLESSO DI UN INCERTO

Malizioso erotismo della musica di Luca Mosca

Malizioso erotismo della musica di Luca Mosca

A breve distanza da Le convenienze e inconvenienze teatrali di Donizetti, è andato in scena al Teatro Comunale di Treviso il secondo spettacolo frutto della collaborazione con il Progetto Opera Studio del Conservatorio "B.Marcello" di Venezia, vale a dire l'opera in un atto di Luca Mosca Il gioco del vento e della luna: lavoro creato per la prima volta a Venezia, a metà giugno 2014, nel cortile di Palazzo Pisani – sede del glorioso istituto veneziano - quale omaggio al suo direttore uscente Massimo Contiero.
Il soggetto de Il gioco del vento e della luna è stato preso dalla librettista Maria del Pilar Garcia tra le pagine di un classico della letteratura erotica cinese, Il tappeto da preghiera di carne di Lü Yi, testo a lungo 'proibito' dal quale è stato ricavato nel 1991 un film un po' strampalato, ma nondimeno un cult nel genere 'hot', quale Sex and Zen di Michael Mak (nonché, giusto venti anni dopo, il debole 'remake' Sex and Zen 3D: Extreme Ecstasy). In realtà qui il lavoro di Lü Yu –  esaltazione dei più sfrenati piaceri carnali, vissuti senza l'ingombro del concetto occidentale del peccato - viene liberamente trasformato e semplificato dalla Garcia in un'esile ma spiritosa trama, che vede il protagonista Chierico della Prima Veglia porsi alla ricerca d'una sposa perfetta, cercandola tra le più attraenti ragazze del paese. Ricerca assai difficile, perché l'uomo appare incontentabile; almeno sino a quando le due sensali Mamma Liu e Mamma Ma gli propongono la giovanissima e leggiadra Nobile Profumo, sempre vissuta chiusa tra le mura domestiche e gelosamente vigilata dal padre Lucchetto di Ferro. Preso dalle sue grazie, Chierico della Prima Veglia la sposa subito; ma poiché essa appare assolutamente inesperta del “gioco del vento e della luna” (poetica perifrasi degli ardenti amplessi amorosi) iniziano subito i guai. Ed infatti, avendola persino atterrita con la sua “spada di giada”, vien necessario istruirla pian piano con il provvidenziale aiuto di un libro di illustrazioni erotiche, liberandola dalle sue paure e giungendo ad assaporare finalmente il frutto tanto agognato. Peccato però che, subito dopo, l'uomo venga richiamato alle armi, così che alla giovane sposina – esultante d'aver scoperto i piaceri della passione - non rimanga altro che consolarsi con il maldestro servitore di casa. Sopra questo divertente intreccio, attraversato da un sottile e piccante humour, Luca Mosca ha costruito una partitura dallo scorrere rapidissimo, complessa e virtuosistica, ma non sempre del tutto originale – tanti (forse troppi) sono i richiami qua e là avvertibili, da Stravinskij a Šostalović, da Donatoni a Sciarrino, con uno spruzzo di Broadway e di jazz – e talora alquanto ripetitiva; ma non si può, tuttavia, negarle nondimeno il merito d'essere scenicamente funzionale. Il gioco del vento e della luna è pensata per dodici cantanti, un coro di otto voci femminili, ed un organico di soli dieci strumenti (un pianoforte verticale preparato ed un pianoforte a coda, due ottavini, due flauti, chitarra, arpa, tastiera elettronica, percussioni), volutamente costruito rinunciando alla morbidezza degli archi; compagine le cui componenti sono spinte di continuo verso sonorità aspre ed acute, intrecciando tra gli strumenti combinazioni sovente dissonanti; senza voler ricercare a tutti i costi, insomma, una tinta orientale che viene più suggerita dalla scena che evocata in buca. Partitura di ardua esecuzione, in definitiva, richiedente ai cantanti/attori un impegno decisamente fuori dagli schemi consueti, così come pretende dagli esecutori in buca una versatilità ed un'abilità solistica notevole; con voci talora usate come fossero strumenti, e strumenti di converso piegati di frequente alla ricerca di un'espressività di tipo vocale.
Va da sé che ora come allora, tutte le forze messe in campo – cantanti e strumentisti – provengono dalle aule del Conservatorio veneziano (in veste cioè di allievi, oppure di suoi diplomati), e sono più o meno le stesse che hanno dato vita alla prima assoluta di un anno fa. Se una menzione speciale va al bravissimo Paolo Ingrasciotta - il Chierico della Prima Veglia - baritono dalla bella personalità che ormai pare avviato ad una promettente carriera, ed al soprano brasiliano Fernanda de Araujo Silva, maliziosa e ridente Nobile Profumo, meritevoli di encomio sono parsi anche tutti gli altri interpreti: Giulia Bolcato (Mamma Liu), Francesca Gerbasi (Mamma Ma), Kalliopi Patrou (Perla senza macchia), Mirjana Pantelic (Gioiello senza macchia), Asako Watanabe (Lucchetto di Ferro), Andrea Biscontin (Taoista Testa di ferro). E poi un apprezzamento anche alle altre parti di contorno: Francesco Basso (il servo), Valeria Girardello (il segretario), Urangoo Batbayar (l'indovino), Safa Korkmaz (il cerimoniere). A tenere serrate le fila di un lavoro così complesso ed articolato, presiede un concertatore competente ed attento come Giovanni Mancuso, docente al pari di Luca Mosca nel Conservatorio veneziano.
Le minimalistiche scene di Massimo Cecchetto servono bene lo spettacolo, accennando ad un Oriente idealizzato; ed evocavano sulla scena del Comunal di Treviso, con alti sostegni di fili rossi posti a mezzo, le colonne del Palazzo Pisani sede della prima presentazione; garbata ed ironica la regia di Francesco Bellotto, che si richiama intenzionalmente ai ritmi e ad un certo colorato esotismo tipico del musical: pensata a suo tempo per uno spazio ridotto, si è mostrata ancor più praticabile e godibile in un contesto più appropriato. Consoni a questo concetto generale i costumi orientali – ma di un esotismo tutto da cartolina - di Carlos Tieppo; molto efficaci le luci messe in campo da Roberto Gritti.
Calorosi applausi hanno gratificato tutti gli interpreti, nonché tutti gli artefici dello spettacolo: compositore, direttore, regista e collaboratori, a raccogliere l'abbraccio del pubblico trevigiano.

Visto il 13-12-2015