Musical e varietà
MAMMA MIA!

Mamma Mia... senza punto esclamativo

Mamma Mia... senza punto esclamativo

Al Teatro Nazionale di Milano è in scena dal 24 settembre “Mamma Mia!”, la versione italiana del musical con le canzoni degli Abba, che da oltre 11 anni è un successo in tutto il mondo, con oltre 42 milioni di spettatori che hanno ballato e si sono emozionati al ritmo di successi quali “Dancing Queen”, Super Trouper”, The Winner Takes It All” e, naturalmente, la canzone che dà il titolo allo spettacolo. A Stefano D’Orazio (ormai ex-Pooh) è stato affidato il delicato compito di tradurre nella nostra lingua i testi delle canzoni del musical, mentre Alice Mistroni si è occupata dell’adattamento dei dialoghi dello spettacolo.
Qualcosa di inaspettato mi colpisce dopo i primi minuti dello show e cioè la resa in italiano dei nomi (e cognomi) di alcuni personaggi, nella fattispecie i tre pretendenti-padri: Sam si chiama Samuele (però per tutto il resto dello spettacolo lo si sente chiamare Sam); Harry in italiano ha addirittura un soprannome, Marco “Metallo” e Bill diventa Giò. Ma non sono gli unici! Nel corso della storia ci si accorge che anche i due aiutanti di Donna (che ha mantenuto il suo nome originale, assumendo pero un cognome italiano, Salvani) non si chiamano più Eddie e Pepper, bensì Edo e Pepe. Tutti gli altri personaggi (Sophie Sky, Alì, Lisa, Tanya e Rosie) hanno mantenuto i nomi della versione originale. Esprimersi su una scelta artistico-produttiva di questo tipo è ancora prematuro. La Stage Entertainment, società che produce lo spettacolo, ha adottato, la stessa soluzione anche per la versione spagnola, attualmente in scena al Teatro Coliseum di Madrid; solo il tempo ci dirà se il pubblico italiano avrà apprezzato l’utilizzo di tale espediente per rendere “Mamma Mia!” uno spettacolo ancora più “italiano”.
L’allestimento, per quanto riguarda le scenografie e gli strepitosi costumi (all’appello non mancano sfavillanti abiti in lycra e “zatteroni”!), non presenta rilevanti differenze rispetto alle versioni del musical rappresentate in tutto il mondo; nulla di particolare da aggiungere sulle coreografie, ma va sottolineata l’energia trasmessa durante tutto lo spettacolo dall’ensemble, composta da giovani e promettenti professionisti.
La giovane protagonista di questo “matrimonio all’italiana” è Elisa Lombardi: splendida in abito da sposa bianco nei momenti finali dello spettacolo, incarna tuttavia una Sophie forse ancora troppo spaventata e sognatrice, rispetto a una certa determinazione che meglio si adatterebbe a questo personaggio; si potrebbe dire che la sua Sophie fa fatica a liberarsi dell’immagine che sua madre Donna descrive di lei nell’emozionante duetto “Mi sta sfuggendo tra le dita” (Slipping Through My Fingers).
L’autentica “dancing queen” dello spettacolo è Chiara Noschese, nei panni di Donna. Un ingresso in scena avvenuto leggermente in sordina è poca cosa rispetto all’energia che sprigiona per tutto il resto del musical: canta, recita balla e soprattutto emoziona con la sua toccante e sentita interpretazione di “Chi vince porta via” (The Winner Takes It All). Di pari livello artistico risultano Lisa Angelillo e Giada Lorusso, che interpretano rispettivamente Tanya e Rosie, le due “Dynamo”, amiche di Donna. I tre possibili padri sono interpretati da Luca Arcangeli (Sam), Roberto Andrioli (Marco) e Gipeto (Giò): bravi attori, molto deboli nel canto ed è un peccato, se si considera, ad esempio, che a loro sono affidati alcuni dei brani più significativi ed emozionanti del musical, come “Musica ti sento” (Thank You For The Music), “Tu lo sai, io lo so” (Knowing Me, Knowing You), “Quell’estate” (Our Last Summer) e “Sono qui per te” (Take a chance on me); un aspetto non trascurabile, che certamente richiederà un impegno costante da parte di tutti e tre gli interpreti.
Completano il cast Giuseppe Verzicco e Giacomo Angelini (due performer già apprezzati negli adattamenti italiani spettacoli quali “High School Musical” e “Cats”), che qui interpretano rispettivamente Sky e Pepe, con una notevole aderenza fisica e interpretativa rispetto ai propri personaggi.
In tutto questo si perde il classico punto esclamativo del titolo dello spettacolo, che sta a rappresentare ciò che, personalmente, non ho percepito dal palcoscenico, a diversi livelli (interpretativo, emotivo...). Mi colpisce, ad esempio, quanto poco mi sia rimasto impresso del senso generale dei testi delle canzoni in italiano. Tuttavia, non posso trascurare il fatto di avere assistito a un’anteprima, circostanza che, normalmente, indurrebbe a considerare la “macchina dello spettacolo” ancora in fase di rodaggio. L’auspicio è quello di poterlo tornare a vedere ulteriormente migliorato, in grado di trasmettere frenesia ed emozioni ancora più profonde.
 

Visto il 24-09-2010