Lirica
MANON LESCAUT

Delude un poco la Manon di Lev Pugliese

Delude un poco la Manon di Lev Pugliese

Marzo 2017, mese di Manon Lescaut: in scena a Torino (Noseda), a Catania (Pérez-Sierra), a Bari (La Malfa), ed in tournée a Livorno, Pisa e Rovigo con Alberto Veronesi, nell'ambito di una coproduzione che vede il primo capolavoro pucciniano – partitura satura di fermenti giovanili, impervia per le voci – nelle mani del giovane regista romano Lev Pugliese; il quale sceglie di procedere su sentieri già battuti, visto che pure l'idea del flashback con cui fa iniziare l'opera dalla landa desertica del finale non è certo nuova. Per il resto, in questa sua regia fa un po' la figura d'un vigile che regola il traffico d'interpreti e coro; ai primi lascia l'onere di conferire profondità ai singoli personaggi ed al secondo solo il compito di riempire la scena. Sue anche le scarne scenografie: la piazza di Amiens definita da un albero, qualche tavolo e qualche sedia, e la dimora di Geronte con quattro poltrone ed un enorme drappo rosso a terra, a far da alcova. Tocca allo spettatore immaginarsi i moli di Le Havre; ma almeno il disorientamento dei due fuggitivi vien reso con abili tratti. Suoi anche i sobri costumi dal taglio ibrido - un poco di '700, un poco di '900 - che hanno tuttavia il difetto di non differenziare molto i personaggi di fondo.

Di fronte alla Orchestra della Toscana sta uno specialista di Puccini come Alberto Veronesi, al quale si può magari rimproverare qualche turgore di troppo; ma per il resto ha consegnato una visione musicale dal denso respiro lirico, ricca di colori e quanto mai vivida. Una lettura coinvolgente, che sa conferire risalto alla febbrile scrittura pucciniana, ed alla «passione disperata» - definizione di Puccini stesso - dei protagonisti.

Due i cast. Quello sentito vede in prima linea la Manon di Rachele Stanisci, il Des Grieux di Gianluca Zampieri, il Lescaut di Sergio Bologna. Il soprano brindisino domina senza troppi problemi l'ardua tessitura del ruolo, procedendo con sorvegliata intelligenza; resta però sospesa la civettuola incoscienza della giovanissima cortigiana, mentre le riesce appieno descrivere la passione e la disperazione del tragico epilogo. Il tenore veneziano gigioneggia alquanto nel suo personaggio, profondendovi eccessivo impeto vocale e perenne eccitazione. Ben più sobrio ed aderente il Lescaut di Sergio Bologna, che interpreta a dovere il carattere d'un personaggio così determinante nell'equilibrio generale. Carmine Monaco D'Ambrosia pasticcia con il suo greve e stentoreo Geronte. Giuseppe Raimondo disegna bene l'esuberanza giovanile di Edmondo. Il resto del buon comprimariato vede all'opera Alessandro Ceccarini (Oste/Comandante), Didier Pieri (Maestro di ballo/Lampionaio), Lorena Zaccaria (Musico), Alessandro Martinello (Sergente), Fabio Vannozzi (Parrucchiere). Buona prova del Coro Ars Lyrica, anche nel leggiadro Madrigale.
In definitiva, una Manon apprezzabile dal lato musicale, ma un po' deludente da quello visivo.

 

Visto il 18-03-2017
al Verdi di Pisa (PI)