Lirica
MANON LESCAUT

La Manon ‘emigrante’ di Davide Livermore

La Manon ‘emigrante’ di Davide Livermore

Manon Lescaut di Giacomo Puccini torna al San Carlo di Napoli dopo ventitré anni in un allestimento che trasporta l’azione dal Settecento alla fine dell’Ottocento e trasforma la protagonista in un tragico emblema di riscatto mancato

Sopravvivere e/per narrare
Nel romanzo di Prévost (1731) che costituisce la fonte del libretto musicato dal maestro lucchese, la storia di Manon viene raccontata da Des Grieux: sono i suoi ricordi dolenti a permettere di conoscere i fatti e a restituire il senso complessivo di una passione ineluttabile e funesta, che condanna alla sofferenza prima e alla dissoluzione poi. Livermore decide di dare corpo alla figura del narratore e presenta in scena, sin dal preambolo parlato aggiunto per l’occasione, un Des Grieux vecchio, sopravvissuto alla morte dell’amata, che torna nei luoghi della memoria e che rivive insieme allo spettatore quanto è accaduto ai tempi della sua giovinezza.

L’epoca dell’azione, però, non coincide con l’ambientazione originaria della fonte francese, ma con il momento storico in cui Puccini scrisse la sua fortunata partitura, andata in scena per la prima volta a Torino nel 1893. La ricollocazione permette al regista di ripensare la vicenda individuale e privata di Manon e Renato entro la grande cornice dell’emigrazione europea verso gli Stati Uniti d’America, che per alcuni rappresentò un’occasione di successo e di affermazione ma per tanti, troppi altri fu un’esperienza di emarginazione e di miseria.
Il senso di un destino cupo e già segnato è accentuato dalla splendida scenografia ideata dal regista in collaborazione con lo studio Giò Forma di Milano, nella quale un enorme arco a sesto ribassato si presta a successive caratterizzazioni: reparto di quarantena di Ellis Island e stazione ferroviaria, ricco salotto e squallida banchina portuale. Belli anche i costumi di Giusi Giustino, che contribuiscono alla coerenza dell’atmosfera fin de siècle.

Cast di alto livello e ottima direzione
Nei panni di Manon, Ainhoa Arteta (che nella recita vista ha sostituito Maria José Siri) ha cantato con sicurezza, generosità, capacità espressiva e disinvoltura scenica, ed è riuscita così a restituire i diversi tratti del non facile personaggio. Al suo fianco, Roberto Aronica ha fornito un’ottima declinazione del ruolo di Des Grieux, al quale ha prestato potenza di voce e limpidezza di timbro. Un plauso convinto merita il Lescaut di Alessandro Luongo, guascone nel gesto ma preciso nell’intonazione e raffinato nell’emissione.
Ottima la direzione di Daniel Oren, che ha mostrato come sempre una grande intesa con i cantanti e ha saputo trarre dall’orchestra del teatro sonorità ora spesse e corpose, ora nitide e analitiche.

Il pubblico ha apprezzato senza riserve la messinscena e l’interpretazione.

 

Visto il 17-06-2017
al San Carlo di Napoli (NA)