Lirica
MANON LESCAUT

La programmazione del Teat…

	La programmazione del Teat…

La programmazione del Teatro Regio di Torino dedica sempre giusta attenzione a Puccini e al primo Novecento e dopo la Bohème della Fura a inizio stagione è la volta di Manon Lescaut, opera da tempo assente dal palcoscenico torinese, riproposta in un allestimento all’insegna della tradizione creato nel  2006 con scene di Thierry Flamand, costumi di Christian Gasc, luci di Andrea Anfossi e regia di Vittorio Borrelli.

Un ritorno tradizionale a Torino
Ogni atto ha una diversa caratterizzazione scenica sempre fedele alle didascalie del  libretto. L’impianto scenico risulta piacevole all’occhio (anche se i tre lunghi intervalli per il cambio scena indeboliscono la continuità drammatica) ma è la recitazione convenzionale che, anziché conferire nuovi significati, rende la produzione datata e noiosa. In particolare i primi due atti risultano poco credibili dal punto di vista drammaturgico con un movimento scenico che difetta di coerenza e coordinazione.

Qualche riserva sul cast
La Manon di Maria Josè Siri è poco “giovane” (e non per ragioni anagrafiche) e difetta di quella spontaneità mista a erotismo che sono la cifra del personaggio; il canto è corretto ma, non supportato da particolari doti interpretative, rimane generico ed è solo nel quarto atto che diventa più coinvolgente nel dipingere sventura e disperazione con un lacerante Sola, perduta e abbandonata. Abbiamo sempre apprezzato Gregory Kunde prima in Rossini e poi come interprete verdiano ma riteniamo che il ruolo di De Grieux non gli sia congeniale: manca un autentico slancio passionale e amoroso nella voce che non ha morbidezza e colore richiesti dal ruolo, ma anche la postura è piuttosto ingessata per cui ci sembra troppo maturo e l’opposizione con Geronte è debole; con la progressione del dramma però Kunde risulta più incisivo e convincente e lodiamo la voce sempre salda in acuto dalla linea perfettamente controllata. Dalibor Jenis ha voce sonora e soprattutto una notevole immediatezza scenica per cui il suo Lescaut sfrontato risulta credibile. Bene il Geronte di Carlo Lepore dalla voce importante ma anche attento a dizione e interpretazione. Un po’ generico l'Edmondo di Francesco Marsiglia, meglio il delicato musico di Clarissa Leonardi. Saverio Pugliese è un divertente Maestro di ballo.

Il debutto di Gianandrea Noseda nel titolo
La sua direzione  “novecentesca”  esalta la componente sinfonica dell’opera dando massimo rilievo alle sfumature e vibrazioni dell’impasto orchestrale per una concertazione che rivela una profonda analisi della partitura. Nella sua interpretazione analitica la passione è  “disperata” ma sempre sottoposta a pessimismo e lucida ragione: si apprezza l’aver depurato l’esecuzione di ogni stucchevolezza ma certe pagine si vorrebbero più roventi.

Visto il 26-03-2017
al Regio di Torino (TO)