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MARJORIE PRIME

Marjorie Prime: esseri umani e intelligenza artificiale in prima nazionale a Milano

Marjorie Prime
Marjorie Prime © Noemi Ardesi

Il nuovo spettacolo diretto da Raphael Tobia Vogel e prodotto dal Teatro Franco Parenti. Cast ben composto e variegato: Ivana Monti, Elena Lietti, Pietro Micci e Francesco Sferrazza Papa.

Debutta a Milano il nuovo spettacolo diretto da Raphael Tobia Vogel e prodotto dal Teatro Franco Parenti, Marjorie Prime. Il cast è ben composto e variegato: Ivana Monti, Elena Lietti, Pietro Micci e Francesco Sferrazza Papa sono i quattro personaggi d’una famiglia alla quale tocca, come tutte, prima o dopo, affrontare i propri drammi.

Personaggi originali per il teatro

La pièce propone personaggi (le intelligenze artificiali, nello specifico, i Prime) già in voga nella letteratura, nel cinema e nelle serie televisive; che suonano ancora pioneristici su di un palcoscenico teatrale. Lo stesso testo dello spettacolo, firmato da Jordan Harrison, nonché finalista del premio Pulitzer 2015, ha conosciuto prima la versione cinematografica del 2017 per la regia di Michael Almereyda.

Problemi nuovi, ma soprattutto vecchi

Il sipario si apre con il personaggio di Marjorie (Ivana Monti), un'ultra ottantenne in preda alla propria demenza e alle proprie dimenticanze ogni giorno più gravose. La scenografia rievoca l’ambientazione di un soggiorno domestico che, inoltre, con l’ausilio di uno schermo, si affaccia a tratti su di un mare limpido – cornice di infanzia e giovinezza trascorse.

L’anziana signora mostra d’aver raggiunto un’età alla quale i ricordi di ciò che si è fatto si confondono, oltre a cancellarsi; è difficile distinguere tra le cose che sono state compiute da noi e quelle che abbiamo solo voluto fare. Per alleviare il suo senso di solitudine – sentimento che tutti i personaggi in scena sperimentano in maniera ineluttabile – il genero la esorta a interagire con il Prime che ha le sembianze del defunto marito, nella sua versione da trentenne.


Tutti gli attori danno prova di un affiatamento artistico che rende tangibile la verosimiglianza dei dialoghi e altresì dei rapporti sottesi. Ciò che emerge maggiormente è, invero, la complessità a suo modo aporetica, delle relazioni affettive particolarmente intime, come possono essere quella tra genitori e figli e quella di una coppia di coniugi. Il rapporto con le macchine, difatti, pare servire a tratti più da pretesto per mettere in luce le dinamiche relazionali problematiche nelle quali ciascuno è immerso, a volte senza facoltà d’uscirne indenne.

Le tematiche concernenti la morte di una persona cara, e tutto ciò che vi può gravitare attorno, insieme a quella derelizione in cui si può scivolare, sono ben presenti sulla scena e ogni personaggio le vive ciascuno a modo proprio, sostanziando quel senso tragico che l’irresolubilità del dolore reca appresso. Ad accompagnare e ad esaltare questo sentire, poi, s’insinua la musica dell’Inverno di Vivaldi; terribile e magnifica.

Visto il 27-10-2019
al Franco Parenti - Sala Blu di Milano (MI)