Prosa
MARLENE D. THE LEGEND

Marlene è davvero qui...

Marlene è davvero qui...
Sul palco il giovane  pianista inizia a suonare le note di un famoso standard Jazz. Dalle quinte, non ancora illuminata, arriva una donna di bianco vestita. Si ferma dove una luce le illumina prima la figura, poi il viso. Canta. Sulla destra un angolo della sua abitazione, una poltrona, una toletta, uno specchio, un telefono. Lei è Marlene. Marlene Dietrich. Parla col pianista (un giovane Burt Bacharach) discute con il direttore di un albergo sul complicatissimo allestimento delle due suite che occuperà (una per Lei una per i suoi bagagli) dall'oscuramento delle finestre ai percorsi notturni fluorescenti per indicare la direzione dei tre bagni che allestiranno (uno per i capelli, uno per le funzioni corporali e il terzo per truccarsi, perchè Lei non si trucca mai a teatro...). Marlene si rivolge al pubblico. Parla della Guerra, di quando cantava per le truppe, intanto si prepara per lo spettacolo di quella sera, tra costumi (che sono arrivati a 57) prove luci e microfono... e, soprattutto, canta . Tra una canzone e l'altra sfoglia le riviste internazionali che pubblicano interviste che le fanno dire sempre cose diverse, commentando dichiarazioni, presunte o vere, sui film che ha fatto, gli uomini che ha avuto, sul sesso e la sessualità per una donna. Marlene è la quintessenza del divismo. Affettata quando risponde al telefono con un strascinatissimo haa-aaa-llo, divina quando riaggancia il telefono se il suo interlocutore non la riconosce, scaltra quando riceve una telefonata di Frank (Sinatra) che le dice che potrà vederla nel pomeriggio per fare l'amore (e Marlene deve di conseguenza spostare altri due appuntamenti amorosi, il secondo dei quali con una donna...), teatrale quando fa squillare il telefono svariate volte prima di rispondere (nel frattempo sorseggia il suo whisky, agita le dita delle mani in fremente attesa) dimostrando autoconsapevolezza, gusto e intelligenza. Magnifica padrona di casa intrattiene il pubblico in sala allestendo un quiz dove legge battute dai suoi film e il pubblico deve indovinare i titoli, il premio? La possono portare a cena fuori ma Burt sarà sempre con noi. Poi, dopo una delle tante, splendide canzoni (in francese, in inglese e in tedesco) tratte dai suoi film o dal repertorio di standard internazionali, Marlene scende alcuni gradini che conducono in platea, mentre il sipario si chiude alle sue spalle e l'attore racconta della sua passione per Marlene. Sì, l'attore, perché Marlene è interpretata da un uomo. Quest'uomo racconta al pubblico che, fan sfegatato della Diva, si era imbarcato in una crociera sapendo che Marlene avrebbe cantato a bordo della nave sognando di conoscerla. L'occasione gli si presentò quando la figlia della Diva, Maria, cercava un medico perchè sua madre accusava problemi alle gambe (che la costringeranno per gli ultimi 15 anni della sua vita su una sedia a rotelle). Spacciatosi per medico la poté conoscere. Così, racconta l'attore, vide Marlene nel privato della sua cabina, impossibilitata a camminare. La diva gli chiese subito se conosceva le sue canzoni. Così fu lui quella sera a cantare al posto suo, con indosso i suoi vestiti e, miracolosamente, il pubblico non si accorse della sostituzione, perchè quella sera Marlene cantò attraverso di lui. Da allora quell'uomo, che si fa chiamare Quince, diventò amico della Diva (prima del suo ritiro definitivo) e la interpretò omaggiandone l'essenza. Dopo questo racconto Quince torna sul palco e ripropone per il pubblico uno degli ultimi concerti della Diva, ripetendone scaletta, entrate e uscite proprio come lei rimanendo in parte anche alla fine quando si prende gli applausi copiosissimi. Marlene D. The Legend sorprende per essere un sentito e riuscito omaggio alla diva Dietrich. Riccardo Castagnari ci restituisce nella sua interpretazione/evocazione il personaggio pubblico, la diva, senza parlarci del suo privato, quello vero, concreto, documentandosi con quel che di privato diventò pubblico sui rotocalchi, per mostrarci come la donna Dietrich costruiva la Diva su affettazioni e capricci, calcolati e mai eccessivi, come quel femminino fosse artefatto, teatrale e squisitamente divino. Riccardo Castagnari, in arte Quince, sorprende perchè il suo approccio al personaggio che interpreta non segue la strada del travestitismo, la (sotto)cultura delle drag queen (per questo ha costruito il suo nome d'arte sui due sostantivi inglesi Queen, regina e Prince principe): Castagnari è prima di tutto un attore che interpreta un ruolo femminile. Se lo fa con delle affettazioni non è perchè ha una visione del femminile ridotta a quei cliché ma perché il personaggio che interpreta usava proprio quelle stesse affettazioni. Gli Hallooo trascinati non sono di Marlene secondo Castagnari ma propri della diva. Non una parodia (anche involontaria) ma una dichiarazione d'amore sincera e onesta. A dissipare ogni ulteriore dubbio Castagnari raddoppia il suo personaggio facendo di Quince (il suo alter ego che incarna Marlene) personaggio a sua volta. Se le allusioni alle interviste, alle vicissitudini artistiche, alla verve della diva, son tutte documentate dimostrando la grande conoscenza dell'autore dello spettacolo del personaggio Dietrich, l'invenzione del personaggio Quince serve all'attore (a Castagnari) a distanziarsi dal ruolo en travestì: non è già lui a vestirsi come Marlene ma quel giovane che una volta calcò il palcoscenico con le sue sembianze, è lui che Castagnari si limita a interpretare. Una doppia finzione che ci restituisce, suo tramite, l'umanità di Marlene (e di quel suo fan). Castagnari allestisce un spettacolo impeccabile (che interpreta e di cui firma testo e regia) con la modestia e la grazia del grande attore che sa interpretare una donna non perchè vuole mettere in discussione la propria mascolinità (pregiudizio del nostro comune pensare, perché le rare volte che un'attrice interpreta un uomo non pensiamo voglia mettere in discussione la propria femminilità). In sala diverse fotografie documentano le varie fasi del trucco che da Castagnari conducono a Quince e a Marlene, per apprezzare ancora di più l'attore (e il cantante), oltre che l'autore, senza tacere del regista che sa giocare con pochi elementi scenici per evocare un mondo dal quale si viene magicamente coinvolti al punto tale che, chi ha visto lo spettacolo, può dire di aver visto davvero Marlene D.
Visto il 17-03-2010
al Vittoria di Roma (RM)