Il commosso ricordo di Carlo Maria Martini in scena al Piccolo Teatro Studio Melato.
Tocca e scuote “Martini: il Cardinale e gli altri”, progetto/spettacolo con la regia di Felice Cappa prodotto da CRT/ Milano Centro Ricerche Teatrali e Piccolo Teatro di Milano.
Lo spettatore non è chiamato ad assistere passivamente a una recita ma entra in comunione con uno spazio pregno di sacralità laica dove persino i pochi riferimenti fisici - costituiti da una fila di ceri accesi e due leggii - paiono rarefarsi dissolti dalla forza visionaria dalle immagini proiettate sul pannello di fondo. Gerusalemme con le sue pietre cariche di storia, innanzitutto. Città amatissima ricca di straordinari simboli, è il luogo in cui si respira la storia biblica fino a Gesù, alla sua passione, morte e resurrezione. Emblema del dialogo tra religioni, spazio del confronto e dell'apertura.
E' da questa suggestione, dall'ultimo giorno prima del definitivo ritorno a Milano che inizia il racconto. Un racconto in cui la dimensione cronologica, seppur presente, non può che cedere il passo alla straordinaria grandezza umana e profetica del pensiero di Carlo Maria Martini.
I bravi Giovanni Crippa e Lucilla Giagnoni accompagnano per mano lungo questo percorso con una recitazione in punta di piedi, un lavoro cesellato di umiltà nella consapevolezza di non poter contenere la grandezza del pensiero martiniano entro i perimetri del personaggio. Una narrazione a due voci dove lui è Martini e lei potrebbe essere tante cose. Una giornalista, un’allieva o forse semplicemente il suono dell’anima fatto carne, la voce fisica e forte dell’arcivescovo che pone domande e non smette di interrogarsi a dispetto di quella malattia che negli ultimi anni ne aveva fiaccato il corpo fino a condurlo verso una progressiva afonia.
Un dialogo interno pieno di contenuti da cui emerge la figura di un uomo che ha sempre esplorato le contraddizioni del mondo in cui viveva, in cui viviamo, con lo scopo di ascoltare e capire anche e soprattutto chi la pensava diversamente da lui. Il viaggio a ritroso in trent’anni di storia milanese prende forma con suggestioni che toccano tutti i temi caldi della contemporaneità: la vita carceraria, il terrorismo, il perdono ai divorziati, l’uso del preservativo, l’accanimento terapeutico. Ma anche Tangentopoli, la corruzione, la lettera dei vescovi nel 1983, la riforma della Chiesa…
L’attualità si colora di misericordia in settantacinque minuti di estremo, commosso raccoglimento che si chiudono con la consegna dell’eredità martiniana alle generazioni future.
Spettacolo significativo con accenti di recitazione didascalica nel finale.