Prosa
IN MEMORIA DI UNA SIGNORA AMICA

L’attualità d…


	L’attualità d…

L’attualità del dramma è ciò che risalta ab initio, nella regia di Francesco Saponaro dello spettacolo In memoria di una signora amica (1963) del napoletano Giuseppe Patroni Griffi (1921-2005). Ambientato in una Napoli falcidiata dalla seconda guerra mondiale sia nell’anima che nel corpo, non vi sono personaggi, caratteri individuali che simboleggiano il pensiero dell’autore: nel dramma, e ben emerge dalla regia di Saponaro, esistono le concretizzazioni degli animi di un’epoca; esiste l’impegno civile ed attivo nella vita culturale affiancato ad una non immotivata rassegnazione davanti al progredire di un’ideologia considerata indotta (sono questi i casi di Roberto, interpretato da Edoardo Sorgente, nel cui personaggio si toccano tratti della vita e del pensiero dello stesso Patroni Griffi, e di Alfredo, caro amico di Roberto e interpretato da Eduardo Scarpetta); esiste il totale rigetto del fascismo, che sfocia in una rude e violenta anarchia, di chi sogna un dolce passato contro chi invece vive sotto la bandiera occasionalmente più comoda (e questi sono i casi del burbero maestro di musica, interpretato da Tonino Taiuti, e di Gennara, moglie del maestro, e delle sue amiche Urania, Margherita e Antonia, interpretate rispettivamente da Fulvia Carotenuto, Imma Villa, Antonella Stefanucci e Valentina Curatoli). Esiste poi quella sterminata distesa di “senza nome” su cui la guerra e il dopoguerra si abbatté, costretti ad utilizzare qualunque mezzo per affrontare le difficoltà e, per di più, soggiogati dall’ostentato perbenismo (ecco il caso della serva Pupatella, interpretata da Clio Cipolletta).

Centro di questo mare in tempesta è la signora amica, la signora Mariella Bagnoli, interpretata da Mascia Musy, la quale cosciente degli errori della propria generazione, si immagina amica del «meglio dell’umanità», come ella stessa dirà nel quarto ed ultimo dei quadri di cui si compone lo spettacolo, per poter vivere in un mondo tanto culturalmente degradato. Ma in Mariella si nasconde il tema più importante dell’intera opera, ossia il rapporto di amore ed odio nutrito verso la città di Napoli: ella vorrebbe andare via da una città che non offre altro che insoddisfazione, ma, in realtà, Napoli rappresenta il vero luogo della memoria; a Napoli vi sono le macerie di un’epoca, di una storia, di una città, decadente, e ciò pare quasi tangibile grazie alle luci progettate da Cesare Accetta, che coi loro toni paiono invecchiare nostalgicamente le scene, e solo l’amena contemplazione reca con sé, nonostante tutto ciò, un trapasso finalmente sereno.

Francesco Saponaro, quindi, così come valse più di 50 anni fa per Francesco Rosi che portò in scena il suo spettacolo, dà vita ai fantasmi universali di chi, ancora oggi, ama Napoli per la sua bellezza, ma la odia per come essa è governata e per la piccolezza di molti, fortunatamente non tutti, che la abitano.

 

Visto il 04-11-2015
al Mercadante di Napoli (NA)