Prosa
MERCURY FUR

Entriamo in sala accolti da u…

Entriamo in sala accolti da u…
Entriamo in sala accolti da una nebbia fitta che ci impedisce di capire di preciso dove ci troviamo; soltanto due fioche luci, provenienti da due torce, tagliano la sala, consentendoci così di intravedere qualche viso confortevole. Le luci salgono dalla platea al palco per illuminarci la scena, che solo allora, ci appare nella sua complessità. A prima vista sembra un luogo disabitato e abbandonato, una sorta di magazzino con materiale accatastato, prenderà nel corso dello spettacolo forma, nella nostra immaginazione, per divenire una casa dove si è in procinto di iniziare una festa. Grazie ai dialoghi la pièce procede, capiamo di essere in una Londra del futuro, dove la violenza ha generato una guerra infinita, gli uomini si uccidono senza inibizioni e morale, e la prepotenza e l’abuso sono l’unico mezzo per giungere all’eccitamento sessuale. Questo il leit-motiv dello spettacolo: come la violenza abbia accecato ogni cervello e lo abbia reso incapace di amare. I protagonisti sono avvolti da un’oscurità eterna, e si sentono estranei a questa vita, che non amano, e che rappresenta la notte in cui si sono chiuse le loro anime ormai troppo logore per sognare. Ma la linfa vitale ancora vuole uscire e gridare al mondo che esiste, pulsa e crea energia. E allora i personaggi provano ancora ad amarsi, a creare amicizie e rapporti, che li uniscano e li avvicinino, non facendoli sentire più soli in questa fitta nebbia fredda che li avvolge. Solo il tempo di una festa, è questo lo spazio d’azione dello spettacolo, ma mentre i protagonisti creano l’atmosfera per il tanto atteso party, appaiono sempre più chiare le dinamiche e le vicende che hanno portato la città alla rovina. Omicidi, suicidi, violenze e guerre regnano sovrane da ormai troppo tempo, così tanto che i più giovani hanno dimenticato la vera memoria storica, e i più vecchi la rimpiangono come qualcosa che non tornerà più. Il linguaggio è andato perso, il turpiloquio è la nuova lingua, anche la natura, non viene più vista con innocenza e stupore, a tal punto che, le farfalle, animali con cui da piccoli tutti hanno giocato nella speranza di prenderle, vengono qui usate con poteri allucinogeni, in grado di farci vivere esperienze di dolore vissute da altri. La violenza come cardine della vita a cui far ruotare intorno tutto il resto. Anche la festa, è un party un po’ diverso dai soliti, e il festeggiato può esaudire ogni sua fantasia più sfrenata, sia essa sessuale o macabra. Assisteremo così al compimento del desiderio del festeggiato portando dentro di noi l’atrocità della vicenda. Riflessivo lo spettacolo che ci porta a pensare che se noi in questo momento siamo già orientati verso la violenza, che però giustifichiamo e nascondiamo sotto una falsa e inesistente democrazia o ancora peggio aiuto umanitario, allora come sarà il nostro futuro? Serve a farci riflettere perché il testo e le vicende narrate appaiono quanto mai vere…i protagonisti sono eccellenti nella riproduzione dell’atmosfera giusta. Ci troviamo così a vivere una serata davvero pesante da metabolizzare, e che ci lascia l’amaro in bocca, e l’odio per chi riesce a provare piacere soltanto attraverso la violenza. Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Belli fino al 27 Maggio.
Visto il
al Belli di Roma (RM)