Lirica
MESSA DA REQUIEM

Genova, Ttatro Carlo Felice, …

Genova, Ttatro Carlo Felice, …
Genova, Ttatro Carlo Felice, “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi L’ UMANITA’ DEL REQUIEM La Messa da Requiem di Verdi è stata anche definita “un’opera lirica mancata”, per il grande risalto dato ai solisti e ai sentimenti individuali, ma anche per una trattazione “teatrale” delle masse inusuale in un contesto liturgico. La messa non a caso è stata composta per offrire un omaggio funebre a due grandi uomini (Rossini e Manzoni), esprimendo una concezione “laica” della morte che riflette l’atteggiamento poco dogmatico di Verdi nei confronti della religione in cui trapela quell’incredulità di fondo che ci rammenta il Credo di Iago. Il Requiem è opera tutta umana, fedele al sentire verdiano, che rende protagonista l’uomo, ancora vivo e nel tumulto delle passioni terrene, che si vorrebbe opporre con uno spirito combattivo (che lo avvicina ai personaggi melodrammatici) alla morte e ad un aldilà senza certezze. La lotta conduce a un’ inevitabile risoluzione del conflitto, anche se resta la sensazione che la battaglia sia stata inutile e che la pace interiore sia ancora lontana. Il Carlo Felice ha offerto un concerto in favore dell'Abruzzo con l'esecuzione del Requiem con quattro solisti di eccezione: Francesco Meli, Veronica Simeoni, Maria José Siri e Giovanni Battista Parodi. La scelta del titolo è pertinente in quanto in sintonia con la recente tragedia a cui, se pur nell’atmosfera apocalittica che percorre la messa, dona spiragli di elevazione e consolazione. Dalle prime battute si è colpiti dalle sonorità eteree con cui il coro dà avvio al Requiem con lenta dolcezza, avvolgendo di sonorità celestiali la sala, nel secondo “Lux perpetua luceat eis“, prima dolcissimo con i violini soavi, poi eroico, il coro sottolinea un messaggio di conforto e speranza che sembra rivolgersi in questo contesto alle popolazioni colpite dal terremoto. Dopo lo squarcio meditativo irrompe un “Kyrie” risolto con impeto e brillante squillo tenorile che riconduce a atmosfere melodrammatiche preparando l’esplosione sonora dell’incipit del “Dies Irae” il cui apocalittico attacco ha grande forza tellurica, ma pur nell’apoteosi sonora e nella vertigine di ottoni, percussioni e trombe fuori campo, risalta il controllo delle masse corali e orchestrali dagli stacchi precisi. Le due voci soliste femminili si armonizzano bene in un “Recordare” lirico ed equilibrato ricco di pathos e umano sentire. Nell’ “Ingemisco” la voce naturale di Francesco Meli trova varietà di spessori e colori, prima soave per poi esplodere in acuti pieni e timbrati. Nell’ “Offertorium” ritroviamo il Verdi più teatrale di cui vengono colti gli elementi melodici da dramma terreno con un quartetto che stabilisce corrispondenze con le opere liriche della maturità per modalità stilistiche ed espressive. L’”Agnus Dei” esalta la componente sacrale , le due voci femminili sembrano sostenersi l’una con l’altra con patetica dolcezza e anche il Coro s’ inserisce con giusta levità contribuendo a ricreare un’atmosfera celestiale e serafica. Nel “Libera Me” Maria José Siri, dopo aver sfoggiato sicuri mezzi, trova bei pianissimi, assecondata dal sussurro del coro in un dialogo sommesso che culmina in un abbandonarsi alla trascendenza divina con una disperata richiesta di aiuto. Fra le voci soliste un plauso va a Veronica Simeoni, giovane mezzosoprano dalla voce chiara e linea di canto curata adatte a infondere a ogni parola i giusti valori drammatici e spirituali. L’uruguayana Maria José Siri ha un registro medio corposo e acuti luminosi che conferiscono particolare vigore a un’interpretazione che ricorda certe figure femminili delle opere liriche. Di Francesco Meli non finiremo mai di lodare il gusto interpretativo e la bellezza di una voce naturale dal timbro riconoscibile che spicca su tutti. Giovanni Battista Parodi offre un’interpretazione corretta con buoni effetti (suggestivo il recitativo del Mors stupebit), anche se non ha spessore e profondità vocale tali da rendere tutta la terribile drammaticità della parte. Grande successo per un coro in gran forma, di alto livello tecnico e interpretativo, e per il suo direttore Ciro Visco, che, con notevoli doti direttoriali , ha offerto una lettura equilibrata e ottimista toccando tutte le corde espressive con chiarezza di articolazione evitando la mera esplosione sonora e dando giusto rilievo agli elementi melodici. Oltre alle giuste finalità benefiche, ha fatto piacere vedere coro e orchestra impegnati per dare il massimo al loro pubblico e ribadire la volontà di andare avanti perseguendo la strada dell’eccellenza. Un pubblico composito ha tributato alla fine applausi sentiti e scroscianti. Visto a Genova, teatro Carlo Felice, il 28 maggio 2009 Ilaria Bellini
Visto il
al Carlo Felice di Genova (GE)