Macerata, teatro Lauro Rossi, Metafisico Cabaret
SURREALE CABARET ESPRESSIONISTA
Scrive Giorgio Barberio Corsetti, autore e regista: “ Metafisico Cabaret è uno spettacolo costituito da numeri, legato non da un racconto o da un filo narrativo, ma piuttosto da un filo mentale, con l’idea di una invettiva, una critica del presente, non dal punto di vista politico, ma piuttosto metafisico, una specie di grido dell’anima, un insorgere dello spirito contro la volgarità ed il materialismo. Niente moralismi, solo poesia, fatta di immagini, parole, scene, personaggi comici e melanconici, clown della mente, acrobati del cuore, canzoni e musiche, come nella migliore tradizione del cabaret espressionista”.
Secondo me happening, più che altro. Chiaro fin dall’inizio. Nella platea circola un giovanotto che distribuisce vino rosso a tutti ed un signore con una strana divisa da maschera di teatro che parla con gli spettatori che arrivano, si siede nelle poltrone, fa commenti. Il pubblico, insomma, è coinvolto dall’inizio. Ma durante lo spettacolo risulta un po’ troppo stantio questo tipo di coinvolgimento del pubblico, che avviene in vari momenti (alcuni sono veri spettatori, altri attori finti spettatori). Happening, dicevo. Improvvisato, dissacratorio, a tratti originale. Ma alla fine troppo lungo (se solo si avesse il coraggio di eliminare quanto meno il secondo atto…). E troppo macchinoso, troppo confusionario. Debole, a tratti. Affascinante, a tratti.
Vero perno dello spettacolo, bravissimo è Filippo Timi, ideale filo conduttore dei vari momenti, presentatore in frac che si trasforma in profugo russo e in Fluxus, nel momento più alto, coinvolgente, sconvolgente. Fluxus è una drag queen, tenero e divertente, che ripete spesso un gridolino, “aux”. Poi, nel suo raccontare dolorosissimo, emerge il suo passato di bambino violentato, il suo presente di incertezze (il suo essere immagine distinta di una realtà indistinta, oppure il suo essere immagine indistinta di una realtà distinta…). Alla fine Fluxus confessa che ripetere “aux” gli serve a far uscire un poco alla volte tutto l’enorme dolore che ha dentro, “che se uscisse in un colpo solo ucciderei qualcuno”.
Il resto è tutto arrampicarsi sui palchi, correre per la platea, buttarsi dal secondo ordine su un materasso, ascoltare i messaggi a vuoto di un pensatore che esce dal frigorifero (unico luogo dove si conservano le idee?), assistere alle farneticazioni di un ectoplasma simildonna in trasformazione, una donna tagliata in due da un sedicente mago e altro. Tutto accompagnato da musica live ad opera di due suonatori di vibrafono e contrabbasso.
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto a Macerata, teatro Lauro Rossi, il 23 novembre 2004.
Visto il
al
Raffaello Sanzio
di Urbino
(PU)