Indubbiamente ha il suo fascino entrare in platea, poco prima dell’inizio dello spettacolo, e vedere l'attrice protagonista ferma di spalle sul proscenio come fosse un pezzo di scenografia.
In realtà un palcoscenico vero e proprio non c'era. Infatti il poliziotto Joe, interpretato da Massimo Sconci (e poi il suo superiore, interpretato da Giorgio Melaragni) è arrivato dal fondo della platea e la pièce si è svolta interamente sul proscenio. Il pubblico quindi era veramente presente sul "luogo". Un'esperienza interessante.
Il tema è forte: una rom, Mirna (interpretata da Roberta Aglioti), tenta il suicidio a causa dell'incomprensione, solitudine e povertà di cui è vittima. Un poliziotto, Joe, la salva fingendosi non solo razzista, ma anche nazista, arrogante e uno spietato magnaccia.
La tematica è comune a tutto il cosiddetto mondo occidentale. Tanto è vero che il testo originario, dal titolo "Ponte", scritto da Mario Fratti (un italiano emigrato a New York) da cui Luca Serani ha tratto questa pièce, era ambientato negli Stati Uniti d'America e l'aspirante suicida era un uomo centr'americano.
Si tratta quindi di un dramma sociale, i cui protagonisti non sono solo un poliziotto e un'aspirante suicida, ma sono, in realtà, due culture che si scontrano, il "diverso" che finisce per rifiutare il mondo che aveva fortemente voluto (quando lo aveva visto in tv!).
La tematica sociale si intreccia sempre più con la psicologia. Joe ha salvato Mirna provocando in lei il disprezzo, la consapevolezza e il desiderio di vendetta nei confronti di esseri spregevoli e prepotenti come i razzisti, i nazisti e i magnaccia, ossia tutti colori che attanagliano i diversi e/o i più deboli. Ma chi salverà Joe dalla propria sensibilità e altruismo? Nella sua mente ritorna ossessivamente il ricordo di quell'ebreo "pelle dura" che non ha gradito il suo repertorio di cattiverie e che si è poi suicidato. Tantopiù che sullo sfondo scorrono anche immagini forti: di Hitler, la II Guerra Mondiale e della guerra in genere.
La pièce termina con un non-finale ad effetto: Joe sale sul parapetto da cui, poco prima, era discesa Mirna e il buio scenico scende lentamente sulle sue ultime parole che elogiano la frescura dell'aria a quell'altezza. Non sapremo mai se il poliziotto sia rimasto lì, per un po', a meditare, oppure se invece abbia scelto la strada senza ritorno del suicidio. E d'altronde non è neanche quello che interessa agli autori (Serani o Fratti). Infatti se è vero che il teatro vive dell’espressione delle passioni, non è detto che queste debbano essere per forza legate alla realizzazione dell’amore o della morte. Ma anche tematiche sociali possono essere passionali e suscitare interesse senza scadere nel politico o nella presa di posizione netta.
MIRNA E JOE
Il dramma sociale e la passione a teatro
Visto il
26-05-2011
al
Zeta
di L'Aquila
(AQ)
Mirna e Joe