Prosa
MISTER GREEN

L'amara forza della tolleranza

L'amara forza della tolleranza

Uno “scontro accidentale” avvicina due generazioni e le mette a confronto, nelle loro reciproche diversità. Ad accomunare i protagonisti, solo il sottile filo dell’appartenenza religiosa.

Convivenza forzata
Mister Green anziano ebreo, proprietario di lavanderia in pensione, da poco rimasto vedovo, viene investito, senza riportare gravi traumi, da un'automobile. Il conducente della vettura è Ross Gardiner, un giovane in carriera, che viene condannato per guida pericolosa e quindi costretto dai servizi sociali ad assistere l’anziano nelle sue necessità quotidiane una volta alla settimana per sei mesi. L’iniziale diffidenza e conflittualità, frutto  della forzata frequentazione cui sono sottoposti i due protagonisti,  fa gradualmente spazio a un rapporto di tolleranza e stima reciproca, in un coinvolgente crescendo, continuamente in bilico tra confessioni e reticenze, che toccano ferite rimaste aperte nonostante il passare degli anni.

Dirompenti tematiche esistenziali...e non solo
Si sorride e si riflette in questa commedia scritta dal drammaturgo statunitense Jeff Baron, che con una “giustificata” dose di amarezza, si sofferma sull’imbarazzante difficoltà ad accettare ciò che non si comprende, affrontando (anche con ironia) profonde tematiche esistenziali, quali l’identità (religiosa e sessuale), la coerenza, la famiglia e il distacco.
La tematica di genere tende con commovente dirompenza a prendere il sopravvento sull’appartenenza religiosa; eppure, lo spettacolo diventa un interessante e utile strumento per imparare (con caustica ironia) qualcosa in più sulla fede ebraica.

Un dinamico conflitto generazionale
La regia di Piergiorgio Piccoli punta a essere dinamica, fermo restando la robusta efficacia delle singole scene di cui si compone il racconto della vicenda. Scene e costumi, a cura di Theama Teatro - la compagnia che produce lo spettacolo – e soprattutto tutti gli oggetti di scena presenti nell’appartamento di Mister Green diventano parte integrante della vicenda e si amalgamano in maniera ineccepibile con lo spazio scenico, determinando il ritmo della pièce.

Massimo De Francovich e Maximilian Nisi – entrambi in stato di grazia – incarnano con appropriato fervore emotivo il conflitto tra generazioni lontane anagraficamente, ma soprattutto nello stile di vita e nei modi di affrontarla.

 

 

Visto il 07-02-2017