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Il teatro del no sense prende…

Il teatro del no sense prende…
Il teatro del no sense prende vita grazie a Jez Butterworth in quest'opera surreale che ricorda vagamente "Pulp Fiction". Una storia apparentemente normale, il racket dei jukebox e altre attività illecite in voga negli anni 50 in un'America che stava scoprendo il rock n roll, sulla quale far girare paure ed insicurezze di giovani malavitosi. Una storia che si infittisce con sparizioni, omicidi, tradimenti e cambi di potere fino ad arrivare all'esplosione dell'angoscia in un turbinio di atti insensati. Così descritta la storia ha un filo logico, eppure nella sua rappresentazione questo filo logico è pressochè inesistente. A questo punto c'è da chiedersi se la mancanza è nella stesura di Butterworth o nella visione di Bontempo. Di fatto, in una storia che parla di musica, del periodo di esplosione di un genere musicale e come protagonista un ragazzino modello Elvis Presley, di musica nemmeno l'ombra. E questa è già una pecca. Si parla di racket e di attività illecite ma di sapere per cosa non se ne parla. Allo spettatore è lasciato il testimone dell'immaginazione e sicuramente l'unico pensiero che può formulare nel vedere l'effetto sballato dei protagonisti è quello orientato alle sostanze stupefacenti. Eppure il senso è un'altro. In sintesi, uno spettacolo che non è spettacolo. Utile solamente agli attori come banco di prova per una recitazione che non lascia tregua, che ha bisogno di un ritmo serrato ed ininterrotto, ma niente più. In questa avventura teatrale solo due attori posso dire che ne escono a testa alta: Giorgio Marchesi (Sweets) bravo nel tenere sempre alto il ritmo e Marco Quaglia (Skinny), un pò acerbo ma armato di buona volontà. Il resto è da dimenticare. TEATRO COMETA OFF Replica del 26 Marzo 2009 Dal 25 al 29 Marzo 2009
Visto il
al Cometa Off di Roma (RM)